Proteste in tutta Italia contro la Gelmini e la sua riforma

Numerose proteste si sono verificate in tutta Italia contro l’approvazione della riforma della scuola del ministro Gelmini. A Roma un gruppo di manifestanti si è recato verso palazzo Madama, riuscendo a superare le barriere e introducendosi all’interno dell’androne del Senato. Un fitto lancio di uova al grido di “dimissioni, dimissioni” verso il ministro è stato l’inizio di una convulsa mattinata romana e non solo. Subito dopo il blitz al Senato un gruppo di facinorosi cercava di raggiungere palazzo Grazioli, residenza del premier, ma  è stato bloccato. Bilancio: 3 arrestati e 27 denunciati.

Dopo la convulsa mattinata, gli studenti intorno alle 16 sono tornati a La Sapienza, dove 5 facoltà sono occupate, con assemblee straordinarie della componente studentesca. Diversi sit-in nelle piazze romane e sui tetti delle facoltà. La minaccia degli studenti è quella di bloccare il paese in caso di approvazione della riforma Gelmini-Tremonti. Gli atenei in mobilitazione sono circa 50, da Torino a Palermo, e il fermento non ha intenzione di diminuire anzi, a detta degli studenti, in caso di mancanza di risposte si andrà avanti ad oltranza. Gli articoli della riforma sono 22, che cambieranno per sempre il mondo universitario italiano. I punti della discordia sono questi:

  • Ricercatori: avranno un limite temporale di sei anni per completare il proprio percorso formativo e abilitarsi all’insegnamento. In caso contrario non potranno proseguire più gli studi accademici. Per i precari notizie negative, infatti per i circa 20 mila ricercatori a tempo determinato non si vedono proroghe alcune o sanatorie, chiudendo di fatto la strada dell’insegnamento.
  • Rettori: al tempo in cui un magnifico può restare in carica – fino ad ora  anche 16 anni – si pone ora il limite di 8 anni, con due mandati di 4 anni massimo.
  • In pensione a 70 anni: per quanto riguarda il pensionamento dei professori ordinari è stato abbassato di 2 anni, da 72 a 70 e a 68 invece per gli associati.
  • Concorsi: i concorsi saranno affidati a una commissione composta da quattro professori ordinari tirati a sorte, per limitare il potere dei “baroni” e più importanza sarà data alla produzione di materiale dei candidati: pubblicazioni, ricerche, progetti, etc.
  • Professori ordinari: cambierà anche la posizione dei professori ordinari, che saranno chiamati a dover fare 1500 ore di formazione nell’anno solare, di cui 350 di didattica. Invece per i professori a tempo determinato dovranno essere 750 ore di formazione con 250 di didattica.
  • Consigli di amministrazione: con il nuovo Dl è prevista anche l’introduzione di nuove figure nei consigli di amministrazione. Saranno minimo 3 gli esperti esterni introdotti nei consigli. Negli atenei arriva poi la figura del direttore generale, a cui di fatto sarà affidata la gestione effettiva.
  • Atenei: saranno accorpati gli atenei più piccoli per ridurre i costi. Ogni ateneo potrà avere un massimo di 12 facoltà e i corsi di laurea più piccoli saranno tagliati. La riforma inoltre taglierà i dipartimenti meno efficienti e i trasferimenti finanziari del governo arriveranno in base alla percentuale di studenti che saranno occupati nel mondo del lavoro.
  • Meritocrazia: il merito sarà sempre più determinante anche per la carriera degli studenti. Coloro che si dimostreranno più capaci e meritevoli avranno accesso a un fondo economico ad hoc.

Salvatore Borruto

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