Il WWF sui disagi per il maltempo

Autorità di distretto, finanziamenti per la difesa del suolo, interdisciplinarietà degli interventi, rinaturazione dei territori, con il riferimento al bacino idrografico e non ai confini amministrativi. Sono i cinque interventi “fondamentali e necessari” secondo il Wwf per affrontare il dissesto idrogeologico. “La causa principale è la quotidiana ‘malagestione’ dei fiumi e dei versanti, e non  il fatto che in poche ore in molte parti d’Italia è caduta l’acqua che sarebbe dovuta cadere in un mese. Le intense piogge di questi giorni non bastano infatti a giustificare il continuo stato di calamità naturale in cui si trova il nostro territorio. I comuni infatti continuano a costruire o a prevedere urbanizzazioni nelle naturali aree di esondazione dei fiumi togliendo lo spazio vitale alle acque. S’impermeabilizza il territorio e l’alveo dei corsi d’acqua viene ristretto e canalizzato, spesso, fin dalle sorgenti; la vegetazione ripariale, che difende le sponde dall’erosione e rallenta la furia delle acque, viene regolarmente tagliata; i boschi in montagna non sono governati, ma sono abbandonati o sfruttati all’eccesso perdendo l’importante capacità di trattenere le acque nel terreno“. Sono le parole di un portavoce della nota organizzazione.  Il Wwf Italia quest’anno ha avviato una campagna “Liberafiumi” dalla quale è “purtroppo emerso un quadro allarmante: vi sono tratti di fiumi in gran parte canalizzati e tra questi il Lambro e il Seveso che ancora una volta hanno messo in ginocchio interi quartieri di Milano (la città dell’Expo), piuttosto che l’Oreto in Sicilia, o il Sangro in Abruzzo. Molti corsi d’acqua sono sbarrati o interrotti come l’Agri in Basilicata nel quale in pochi chilometri sono presenti 74 tra briglie e sbarramenti. Una ricerca che non lascia tranquilli e che fa capire il perché di tanti disastri. E’ vero che le piogge ed i temporali sono aumentati sia di numero che come intensità ma i territori dovrebbero essere predisposti alle ondate di maltempo cercando di proteggersi e non di auto distruggersi come succede nelle zone citate dal WWF. Come in ogni cosa, prevenire è meglio che curare e gli amministratori locali dovrebbero fare tesoro dei consigli di un’organizzazione, la cui voce è autorevole sull’argomento.

Giuseppe Dattola

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