Il dramma di Orsola Fallara

Un gesto estremo in una serata di vento gelida. È così che la dirigente del Comune di Reggio Calabria ha deciso di uscire di scena dalla vita pubblica del palazzo, ingerendo dell’acido muriatico nella solitudine della banchina del porto della città. Non ce l’ha fatta Orsola Fallara ed è morta dopo un paio di giorni in terapia intensiva agli ospedali Riuniti, dove è stata sottoposta ad un intervento di ricostruzione dell’esofago, corroso dall’acido ingerito. Le speranze che si potesse salvare erano legate ad un flebile filo, e di fatto così è stato. Il clima all’interno di Palazzo San Giorgio è diventato davvero irrespirabile, accuse di dissesto economico del Comune, crisi intestina della maggioranza divisa in faide, la città che assiste sbigottita agli eventi che si susseguono. Orsola Fallara si era difesa strenuamente da tutte le accuse fino a qualche ora prima del disperato gesto. Aveva indetto una conferenza stampa per replicare alle accuse mosse dal Pd sulle liquidazioni milionarie della dirigente, ma da giorni ormai era rimasta isolata e sola anche all’interno di quel mondo politico a cui apparteneva e di quel “modello Reggio” di cui era una delle fautrici indiscusse. La conferenza stampa in cui è apparsa da sola e senza nessuno al proprio fianco ne è stata la prova lampante. Si era dimessa dall’incarico, dopo la pronuncia del Ministero sulle sue eventuali colpe ed errori commessi, e le frasi sibilline pronunciate del tipo «mi avranno sulla coscienza Raffa e Naccari» sembravano quasi un annuncio del gesto clamoroso. Orsola Fallara non ha retto alla pressione degli ultimi mesi e si è scoperta persona fragilissima, dopo essere diventata l’icona del decisionismo del modello “Reggio”. Ricordiamo che la dirigente era stata sospesa per trenta giorni dal servizio in seguito ai pareri negativi sul proprio operato, prima in sede penale e poi in sede disciplinare comunale, adesso era arrivato anche il parere negativo ministeriale, che ha indotto la Fallara a dimettersi e poi  forse a tentare il suicidio.

Salvatore Borruto

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