Rosarno (RC), un anno dopo la rivolta, ma cosa è cambiato?

Tutti noi abbiamo ancora nella mente e negli occhi i fotogrammi indelebili della comunità africana rosarnese che si ribella e mette a ferro e fuoco la cittadina della Piana. Povera gente che, per qualche euro al giorno, raccoglie centinaia e centinaia di quintali di agrumi, facendo da motore per tutto il comparto agrumicolo della Piana. Molte promesse, molti personaggi importanti che si sono mossi, addirittura il Primo maggio festeggiato dai grandi sindacati nazionali a Rosarno nel 2010. A distanza di un anno la situazione nella città è tornata alla consueta normalità. La presenza degli immigrati africani è fortemente calata, non perché si siano presi dei provvedimenti di tolleranza zero nei loro confronti, ma semplicemente perché la crisi del settore agrumicolo calabrese ha investito in pieno tutte le aziende. Il nuovo sindaco Elisabetta Tripodi, appena eletta nelle liste del Pd, spiega: «Molti produttori non hanno convenienza a fare raccogliere arance e mandarini per 7 centesimi al chilo, la metà di quello che sarebbe il prezzo». Dunque preferiscono lasciare letteralmente a marcire il raccolto nei loro campi. Diminuisce così la domanda di manodopera, molte volte in nero, per la raccolta stagionale, e dunque il numero di immigrati presenti sulla Piana di Gioia Tauro, è calato fortemente. In unità per intenderci, ad oggi su tutta la Piana sono presenti circa 800 africani, mentre lo scorso anno 900 persone erano stipate solamente nella cartiera di Rosarno, ormai tristemente famosa. Il loro posto è stato preso da numerosi cittadini dell’est europeo, che “creano” minori problemi ai datori di lavoro, perché spesso comunitari. Il problema principale rimane, come sempre d’altronde, quello degli alloggi. I due ghetti abitati prima dai migranti, come già noto, non esistono più perché abbattuti, e tutta la manovalanza vive dispersa in vecchi casolari di campagna abbandonati. La situazione è davvero drammatica: non c’è luce, né acqua corrente, né gas, tanto che lo scorso mese di novembre uno di loro è morto a causa di una polmonite acuta. Il sindaco Tripodi sulla questione alloggi ha poi aggiunto: «Per l’accoglienza a livello nazionale non è stato fatto niente. Noi abbiamo individuato un’area per una struttura da 120 posti. Attendiamo i container della protezione civile regionale. Poi sistemeremo bagni e docce». Intanto in vista della data del 7 gennaio, giorno in cui divampò la protesta, Cgil e la rete Radici, hanno fatto sapere di avere organizzato un corteo che partirà dalla piazza intitolata a Peppe Valariori, segretario del Pci rosarnese, assassinato dalla ‘Ndrangheta nel 1980, e poi proseguirà a Reggio con un incontro con il Prefetto. Giorno 6, in occasione della festività dell’Epifania invece, ci sarà una serata in programma, che si intitolerà “Festa della mondialità” che avrà come tema la degustazione di prodotti tipici e musica folkloristica e popolare.

Salvatore Borruto

banner

Recommended For You

About the Author: Salvatore Borruto