Jesus Christ Superstar: la sua prima volta al Cilea

Grande successo l’altro ieri sera al teatro Cilea per la “prima” di Jesus Christ Superstar, musical di fama mondiale, che, in occasione del suo quarantesimo compleanno, torna nei teatri italiani con una nuova e attesa edizione del regista Massimo Romeo Piparo. Versione originale di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, tutta in inglese, con l’orchestra dal vivo in smoking e trenta artisti sul palcoscenico. Lo spettacolo è prodotto dalla Planet Musical che dal 1998 contribuisce a sviluppare la cultura e la conoscenza del musical in Italia, introducendo per la prima volta sul  nostro mercato teatrale i grandi musical in lingua originale e i migliori spettacoli di Broadway, valorizzando il talento degli artisti italiani affiancandoli a star internazionali. Jesus Christ Superstar ha debuttato il 31 luglio in anteprima nazionale al Teatro greco di Tindari, per arrivare poi, tra gli altri,  al Sistina di Roma e allo Smeraldo di Milano. Tre diverse edizioni, 11 anni consecutivi in cartellone nei teatri nazionali, oltre un milione di spettatori e più di 1000 rappresentazioni in 84 città italiane. Adesso arriva a Reggio Calabria, all’interno di una grande stagione teatrale che sembra finalmente appassionare un po’ tutte le età, spaziando dalla danza alla prosa alla musica in tutti i suoi generi. In scena, in questa versione che narra l’ultima settimana della vita di Cristo in chiave rock,  un cast di grande livello artistico: Mario Venuti nella parte di Pilato, Simona Bencini, ex vocalist dei Dirotta su Cuba è la Maddalena, Paride Acacia è Gesù, mentre nel ruolo fondamentale di Giuda troviamo Matteo Becucci, vincitore della seconda edizione di X Factor, al suo debutto in teatro.

Dopo la vittoria nel famoso talent show diciamo che sembrava si fosse un po’ perso, che al solito, spenti i riflettori, dopo un primo cd di belle cover fosse tornato alla vita di prima. Ma chi ha davvero talento non rimane nell’ombra e Matteo ha una voce davvero stupenda, calda, che emoziona. Un Giuda che tradisce per amore, che si vende per quei trenta denari che bruciano nelle sue mani come il fuoco dell’inferno, che si pente, che si distrugge dal dolore, fino a morire, offrendo la sua vita. Brani tratti dai Vangeli proiettati sul maxi schermo alle spalle degli attori, sul quale si alternano simboli, luoghi, fiamme, volti famosi e non dei nostri tempi. Nelson Mandela, Gandhi, immagini scioccanti di guerre, battaglie per i diritti umani, mali eterni di questa società violenta come la droga, volti sfigurati dalla fame, il crollo delle torri gemelle, il grande fungo di Hiroshima, l’uccisione di Aldo Moro e per finire, da ultima, l’immagine di Falcone e Borsellino e della loro lotta contro la mafia. «Non cercate di trovare segni in questa messinscena, né confronti con epoche, fasi storiche – afferma il regista – c’è l’eterno, intramontabile senso di angoscia per una umanità che da sempre elegge i propri messia per poi mandarli al martirio, crea i propri miti per poi distruggerli, professa la propria ideologia per prontamente rinnegarla. Ogni sera si rinnova il magico rito che ci restituisce l’idea di un mito eterno, per un popolo che ancora oggi non ha smesso di subire il proprio martirio ma ha visto moltiplicarsi la serie di martiri diretti o indiretti. Si continua a morire perché altrove, in questa terra, è deciso così».

M. Cristina Scullino

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