Afghanistan, un’altra vittima fra i soldati italiani

Un’altra triste notizia è arrivata dal fronte Afghano: un militare italiano, precisamente un alpino, è rimasto vittima di un attentato dinamitardo nell’ovest del paese e precisamente nella città di Shindad. La vittima è il tenente M. R., 37 anni, originario di Ferrara, appartenente al quinto reggimento alpini di stanza a Vipiteno. La dinamica dell’incidente è alquanto chiara e ormai collaudata, con un ordigno rudimentale e potente piazzato lungo il passaggio dei mezzi militari italiani. Il mezzo su cui viaggiavano i cinque militari è il famoso “Lince” che ha salvato la vita degli altri quattro commilitoni che viaggiavano sul mezzo. Purtroppo uno dei cinque dell’unità operativa non ce l’ha fatta ed è rimasto vittima dei terroristi talebani. Gli altri quattro sono rimasti feriti, ma secondo fonti militari non sono in pericolo di vita. I cinque stavano tornando verso la base, erano di rientro da una missione medica di supporto alla popolazione locale. Sono molteplici le missioni di supporto alle popolazioni civili, per favorire lo sviluppo socio-economico delle regioni coinvolte. Nonostante i progressi fatti dalla coalizione Nato, dal punto di vista della sicurezza, la situazione nel paese appare drammatica e fuori controllo. I guerriglieri fondamentalisti hanno ancora il controllo di parecchie zone del paese, sfuggendo di fatto alle forze alleate. Dall’inizio della missione ad oggi il numero dei caduti italiani in terra afghana è salito a 37, e la spirale di odio e attentati sembra non finire qui. Questo sicuramente non è il momento di pensare a un ridimensionamento della missione, ma in futuro sarà davvero utile e serio aprire un dibattito sulla presenza dei nostri militari in Afghanistan, anche per la situazione di crisi economica in cui versa il Paese al giorno d’oggi.

M.R. abitava a Santa Maria Maddalena, nel comune di Occhiobello in provincia di Rovigo, insieme con i genitori, il papà Mario di 62 anni e la mamma Ione di 58.

Tutto il mondo politico si stringe attorno alla famiglia del tenente rimasto vittima del vile attentato. In primis il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale esprime: «profonda commozione alla notizia del gravissimo attentato perpetrato a Shindand, in Afghanistan, contro il contingente italiano impegnato nella missione internazionale Isaf, e sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei familiari del caduto e un affettuoso augurio ai militari feriti». Silvio Berlusconi: «È un tormento, un calvario e tutte le volte ci si chiede se questo sacrificio che impegna il parlamento con voto unanime e tutto il popolo italiano ad essere lì in un paese ancora medioevale sia uno sforzo che andrà in porto». Ignazio La Russa: «Il mezzo era dotato di un sistema dissuasore elettronico che impedisce l’accensione dell’ordigno a distanza. Ma evidentemente è stato azionato a mano o con una frequenza non coperta. Ancora una volta i nostri ragazzi pagano un tributo altissimo di sangue al loro impegno per liberare l’Afghanistan e consegnarlo alle legittime autorità. Pagano un prezzo tremendo alla volontà della comunità internazionale di contrastare con ogni mezzo il terrorismo per consentire alle nostre nazioni di essere più serene e tranquille».

Salvatore Borruto

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