Berlusconi e la scuola pubblica

Silvio Berlusconi ha attaccato duramente gli insegnanti della scuola pubblica al congresso dei Repubblicani svoltosi sabato scorso ricevendo qualche applauso ma anche molti fischi: «Libertà vuol dire avere la possibilità di poter educare i propri figli liberamente, e liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori». Il Cavaliere ha così rispolverato un discorso risalente al 1994 pronunciato alla Fiera di Roma per riprendere gli insegnanti statali. Queste affermazioni del premier Berlusconi contro gli insegnanti della scuola pubblica hanno fatto insorgere tutte le opposizioni che si schierano a difesa della scuola statale. Immediate, infatti, le reazioni da più fronti. Rocco Buttiglione (Udc) si dice «d’accordo con Berlusconi, specie sulla necessaria libertà di educazione e di scelta per le famiglie, ma viene il sospetto che continueremo a vedere tante promesse e nessun fatto». La responsabile scuola del Pd, Francesca Puglisi, ha invitato il premier a riguardare il dettato della Costituzione: «Se si leggesse con attenzione l’articolo 33, scoprirebbe che già garantisce la libertà di scelta educativa, senza oneri per lo Stato, e che la scuola pubblica non inculca, bensì educa alla libertà e al multiculturalismo, educa menti libere. Anzi, la scuola pubblica statale è l’istituzione democratica fondamentale per garantire la libertà nel nostro Paese».  Il capogruppo Pd alla Camera Dario Franceschini ha lanciato su Twitter la proposta di una grande manifestazione di piazza, e per oggi pomeriggio il Pd ha organizzato un sit-in davanti a Palazzo Chigi. Secondo Franceschini, dopo i tagli, «Berlusconi demolisce il ruolo degli educatori dei nostri figli». Anche per Fli «il centrodestra non può screditare così il grande patrimonio educativo della nostra scuola e il popolo d’insegnanti sottopagati che ogni giorno forma i nostri figli – ha detto il vicepresidente Italo Bocchino –. Fli sta dalla parte della scuola pubblica, senza nulla togliere alla scuola privata».

Il premier Berlusconi, mediante un comunicato rilasciato domenica, ha voluto precisare che «come al solito anche le parole che ho pronunciato sulla scuola pubblica sono state travisate e rovesciate da una sinistra alla ricerca, pressoché ogni giorno e su ogni questione possibile, di polemiche infondate, strumentali e pretestuose». «Il mio Governo – sottolinea Berlusconi – ha avviato una profonda e storica riforma della scuola e dell’Università, proprio per restituire valore alla scuola pubblica e dignità a tutti gli insegnanti che svolgono un ruolo fondamentale nell’educazione dei nostri figli in cambio di stipendi ancora oggi assolutamente inadeguati». «Questo non significa – si legge ancora nel comunicato – non poter ricordare e denunciare l’influenza deleteria che nella scuola pubblica hanno avuto e hanno ancora oggi culture politiche, ideologie e interpretazioni della storia che non rispettano la verità e al tempo stesso espropriano la famiglia dalla funzione naturale di partecipare all’educazione dei figli». «Le mie parole, perciò – ha concluso il premier – non possono essere in alcun modo interpretate come un attacco alla scuola pubblica, ma al contrario come un richiamo al valore fondamentale della scuola pubblica, che presuppone libertà d’insegnamento ma anche ripudio dell’indottrinamento politico e ideologico».

Filippo Turiano

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