Enzo Penna

“Orologiaio”: così è intitolato lo scatto di Enzo Penna, fotografo reggino che, immortalando la quotidiana attività lavorativa di un artigiano del tempo, è riuscito a classificarsi al secondo posto della competizione internazionale “Digital camera – Photographer of the year 2010”, indetta dall’omonima rivista, uscita in edicola in questi giorni con oltre dieci pagine dedicate agli artisti che si sono cimentati nel concorso. In tutto 114 mila le immagini, provenienti da tutto il mondo, che hanno partecipato alla particolare gara espressiva, divisa in sezioni, tra cui quella “Ritratto” che ha visto sul podio proprio il nostro concittadino, superato solo da la “Storia di Aldona” della polacca Anna Bodnar. Una selezione abbastanza strutturata quella affrontata dai giurati che hanno dovuto mettere a confronto esperti fotografi di ben 123 nazioni. Tra le tantissime istantanee, tutte qualitativamente molto valide, quella di Enzo Penna ha colpito per la semplicità immediata del contenuto, sposata alla perfezione compositiva esaltata dal bianco e nero che incornicia il soggetto in un gioco di riflessi capace di trasformare la spontaneità della foto in uno scatto elaborato e ricco di sfumature tecniche e narrative. Il fotografo, ovviamente orgoglioso del risultato ottenuto, racconta di aver voluto “con questa immagine narrare tutta la vita del mio amico, ritraendolo nel suo ambiente di lavoro”. Penna, 44 anni, appassionato di fotografia, ha fatto dell’utilizzo della macchina uno stile di vita, un modo per posare il proprio occhio oltre quello che normalmente si guarda ma non si vede. Sebbene il reportage rientri tra le sue prerogative, sarebbe riduttivo, come dimostra il traguardo raggiunto, restringere il suo visus artistico soltanto a quest’ambito. Egli, con i suoi scatti spesso dedicati alle peculiarità della nostra terra, riesce a divenire il testimone di arti, tradizioni, usi e costumi troppo spesso caduti nell’oblio. Testimone partecipe di un mondo che sta velocemente cedendo il passo alla modernità, lasciando alle sue spalle antichi mestieri e folklore che, invece, andrebbero tutelati considerando che non può esistere futuro senza la conoscenza del proprio passato e, quindi, senza memoria. Anche questo ci racconta il ritratto di Carmelo Filangeri che, da oltre 50 anni, lavora nel suo piccolo laboratorio nel cuore del centro cittadino.

Giuseppe Dattola

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