Ad Agrigento, per una pasquetta tra cultura e tradizione

Diciotto sculture, imponenti e “frammentate”, sfilano lungo la via Sacra intrattenendo un emozionante dialogo con la grandiosità della civiltà classica. Un dialogo muto, che – come spiega l’artista di origine polacca, Igor Mitoraj – “ci permette di capire che il nostro futuro risiede nel passato perché la democrazia, l’architettura, la matematica e la filosofia sono nate qui. Nel nostro passato c’è l’origine della nostra civiltà. Una verità, questa che forse la gente non si ricorda più”.

Tra mandorli e ulivi centenari, vale dunque la pena passeggiare all’interno del parco archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi (Agrigento). Mitoraj non è nuovo ad accostamenti insoliti delle sue opere: il “Tindaro” alla Défense di Parigi; il “Thsuki-No-Hikari” al British Museum di Londra. Le opere rimarranno esposte, tra i templi dell’antica Akagras, fino a novembre prossimo; ma se state pensando di approfittare del giorno di pasquetta, per una gita fuori porta in terra sicula, sappiate che gli agrigentini aspettavano il Lunedì dell’Angelo per la classica “scialata giurgitana” ovvero l’antica tradizione di incamminarsi verso la campagna della Valle dei Templi. In ricordo di ciò, anche quest’anno, il Fai invita tutti quanti a partecipare a una festa dal sapore antico, all’insegna del contatto con la natura e delle tradizioni dei contadini; tra cibi genuini, buon vino, canti e balli. Il programma prevede – come si legge sul sito del Fondo Ambiente Italiano– “una rilassante passeggiata per le antiche trazzere arricchita dal passaggio per due splendidi luoghi da poco restaurati della Valle dei Templi: l’Ipogeo Giacatello e le fortificazioni di Porta VI. L’itinerario prevede poi l’arrivo alla sommità di Poggio Meta, luogo mitico dell’antica Akragas da dove si potrà ammirare tutto il sito archeologico, e la visita agli antichi alberi del Bosco di mandorli e ulivi che si incontreranno lungo il cammino verso il Tempio di Vulcano e, infine, il Giardino della Kolymbetra. Al termine della passeggiata un rinfrescante aperitivo di fronte ai suggestivi ruderi del Tempio di Vulcano e, a seguire, un gustoso pranzo rustico ispirato alla cucina contadina, allietati dalla musica della festa della tradizione popolare siciliana”. Un’occasione, dunque, per “prendere due piccioni con una fava”… le fave che restano gustatele con due fette di buon salame! Curiosità: Nella sua storia millenaria, Agrigento, ha avuto ben quattro nomi: Ἀκράγας per i Greci, Agrigentum per i Romani, Kerkent o Gergent per gli Arabi; Girgenti per i Normanni. Quest’ ultimo fu il nome ufficiale della città fino al 1929, quando, durante il periodo fascista, fu utilizzata un’italianizzazione del nome usato durante l’Impero Romano: Agrigento.

Adele Sergi

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