Fusione nei reattori 2 e 3 di Fukushima

Ormai da diversi mesi la tragedia nucleare giapponese è stata spazzata via dai media occidentali. Non se ne parla più, ormai la notizia è diventata stantia e nessuno si è preoccupato in queste settimane di aggiornare i lettori o i telespettatori sulla situazione che ormai appare drammatica e fuori ogni controllo. Per la prima volta gli addetti e gli scienziati della Tepco hanno ammesso che nei reattori 2 e 3 c’è stata una fusione delle barre di combustibile nucleari.

La Tepco si è affrettata a specificare che la fusione è avvenuta parzialmente, anche se la notizia appariva certa già da diversi mesi nonostante le autorità nipponiche avessero minimizzato. La fusione è avvenuta a causa del mancato raffreddamento delle barre di combustibile, formate da una miscela di uranio e plutonio, quest’ultimo il più pericoloso dal punto di vista ambientale. Infatti il ciclo del plutonio si esaurisce nell’ordine di 20.000 anni e l’avvelenamento, causato da questa sostanza radioattiva, è il più micidiale e letale che possa esistere. Dunque dopo l’ammissione della fusione del reattore 1 anche il secondo e il terzo reattore hanno innescato la reazione, ormai non più controllata dai tecnici, anche perché in tutta l’area la radioattività è fuori ogni limite, ed anche un’esposizione minima può provocare la morte del malcapitato.

Comunque la Tepco ha voluto precisare che la situazione non può più peggiorare, perché ormai le barre, a detta loro, sono coperte dall’acqua e sotto controllo. Questo appare molto strano, e le dichiarazioni della Tepco sono ogni volta una presa in giro verso i Giapponesi prima di tutto, e poi verso il mondo intero. Un atteggiamento oscurantista che cerca di insabbiare tutto, un comportamento fotocopia di quello sovietico del 1986 in quel di Chernobyl dove, invece di intervenire per salvare più persone possibili, si è cercato solamente di nascondere. È stata una centrale nucleare norvegese ad accorgersi della quantità anomala di radiazioni e, dopo controlli interni risultati negativi, studiando le condizioni climatiche, i tecnici norvegesi hanno capito che quei milioni di particelle mortali arrivano dalle lande ucraine, e precisamente dal reattore 3 di Chernobyl. Staremo a vedere come si evolverà la situazione, anche se per adesso una via d’uscita non si vede all’orizzonte.

Salvatore Borruto

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