Eroine del Risorgimento

Le donne del Risorgimento sono state troppo a lungo trascurate dalla storiografia ufficiale e soltanto da qualche decennio esse hanno cominciato ad ottenere il giusto riconoscimento tanto che, nella prossima emissione filatelica dedicata al 150° dell’Unità d’Italia la letterata Clara Maffei e la patriota Cristina Trivulzio Belgiojoso avranno un francobollo tutto per loro. A colei che fu invece definita “una statua di carne” ma anche, a proposito del suo rapporto con Napoleone III “la bella e la bestia” e, oscenamente “vulva d’oro” e che più giustamente può essere considerata la “femme fatale” del Risorgimento nessun riconoscimento fu mai tributato né dai Savoia né successivamente. La sua vita, la sua triste fine, e la segreta missione diplomatica che la portò a Parigi tra le braccia dell’imperatore furono dimenticate per una sorta di ipocrita pruderie che soltanto ai nostri giorni possiamo superare per restituire a Virginia Oldoini, conosciuta come Contessa di Castiglione, la sua giusta dimensione umana e storica. Nata a Firenze il 23 marzo del 1837 Virginia Oldoini è stata, per la sua grande bellezza, una protagonista assoluta della vita di corte a Torino e soprattutto a Parigi. Sposa, ad appena diciassette anni, del cugino di Cavour Francesco Verasis Asinari di Castiglione fu presto introdotta nella corte sabauda e nel 1855 il primo ministro Cavour, sperando di utilizzarne le doti per meglio conquistare l’imperatore dei Francesi alla causa italiana, la inviò a Parigi. La sua prima apparizione alle Tuileries colpì l’intera corte e stregò Napoleone III. Alla ventenne contessa fu sufficiente mezz’ora d’amore nella stanza del castello di Compiègne per conquistare il cinquantenne imperatore e per compiere, se così può essere definita, la delicata “missione di stato” affidatale dal primo ministro piemontese, ammesso che Cavour avesse inteso anche questo quando le raccomandò di “usare ogni mezzo” per conquistare Napoleone. Per un anno ella fu l’amante quasi ufficiale dell’imperatore che la coprì di gioielli e le diede un appannaggio di 50.000 franchi suscitando le invidie della corte e l’avversione dell’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone, che nel 1862 ottenne l’espulsione dalla Francia di Virginia. Gli ultimi anni di colei che fu considerata la donna più bella d’Europa furono tristi. Il mondo nel quale aveva vissuto era cambiato. Nel 1861 era morto Cavour, nel 1870 crollava l’impero francese mentre il tempo cancellava l’antica bellezza, al punto che nelle case dove abitava si dice che ella coprisse gli specchi per non vedere il suo volto. Visse tra La Spezia e Parigi, sempre angustiata da problemi economici, e a Parigi morì il 28 novembre 1899 e venne sepolta nel cimitero di Père Lachaise. La polizia francese e l’ambasciatore d’Italia Carlo Sforza provvidero a distruggere tutte le lettera, che ella aveva conservato, che riguardavano i personaggi più ragguardevoli dell’epoca. Nel corso della sua triste vecchiaia Virginia rivendicò a sé stessa un ruolo di primo piano nel processo che portò all’Unità d’Italia. Oggi noi possiamo ben dire che le logiche della storia, pur attraversate e talora incoraggiate dal sesso, difficilmente possono ridursi ad esso. Napoleone III, al di là dei suoi infatuamenti, era uno statista di primo piano e le linee principali della sua politica conducevano, inevitabilmente, ad una alleanza con il Piemonte in funzione antiaustriaca. La contessa di Castiglione resta comunque una delle figure “femminili” che hanno caratterizzato un particolare, breve, momento della storia minore del Risorgimento.

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About the Author: Nadia Fotia