Yemen, la Cia uccide l’imam Al-Awlaki

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Anwar Al Awlaki, imam radicale e papabile successore alla guida di Al Qaeda dopo la morte di Osama bin Laden è stato ucciso dalla Cia nella giornata di ieri. Il “most wanted” numero 3 della Cia, è stato ucciso con un raid aereo, mentre era a bordo della sua autovettura. Le autovetture colpite erano in tutto due, e viaggiavano dallo Yemen verso il confine con l’Arabia Saudita.
L’operazione è stata condotta attraverso l’uso di un drone, un aereo senza pilota, usato per missioni di ricognizione e offensive, senza l’uso dei piloti. Già verso il mese di maggio Anwar al Awlaki, cittadino statunitense di origine yemenita, era sfuggito ad un altro tentativo di uccisione compiuto sempre da un drone americano pochi giorni dopo l’eliminazione del leader di Al Qaeda, Osama bin Laden, in Pakistan. Al Awlaki, nato negli Usa 40 anni fa, figlio di un ex ministro dell’Agricoltura yemenita, è stato il primo cittadino statunitense nella storia ad essere inserito nella lista degli obiettivi della Cia e compare anche nella lista nera dell’Onu di personalità considerate legate ad Al Qaeda. Dall’11 settembre fonti dei servizi segreti occidentali, citate dalla stampa americana lo hanno indicato come ispiratore di diversi attentati. Dunque un altro successo nella lotta contro il terrore, e specificatamente contro l’organizzazione Al Qaeda, ormai in degrado e pronta a essere spazzata via. Dopo essersi trovata sulla cresta dell’onda per circa un decennio, l’organizzazione terroristica dopo la morte del leader carismatico e finanziario, pare non trovi più la forza per uscire dal guado in cui si trova da parecchi mesi. La pagina finale, scritta fin dall’inizio di questo millennio, pieno di terrore e sospetti, pare stia volgendo al termine, incalzata dalla crisi economica e dai nuovi scenari mondiali che si stanno delineando.

Salvatore Borruto

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