Tunisia, riesplode la violenza

È durata poco la tregua tunisina. Infatti subito dopo le prime elezioni libere dopo la caduta di Ben Ali, sono riesplose le violenze in parecchie parti del paese. A scatenare le dure proteste e violenze la decisione di cancellare le liste proposte da Petition Populaire in sei circoscrizioni, per la presenza di candidati un tempo inquadrati nel partito dell’ex presidente Ben Ali. Partita ieri da Sidi Bouzid, la protesta è dilagata investendo Meknassi, Regueb, Bir Lahfey e Mazouna, sia pure con minore violenza Nella mattinata di ieri una folla di manifestanti ha attaccato il palazzo del governatore Sidi Bouzid. La polizia è stata costretta a sparare dei colpi in aria e diversi proiettili di gomma, per cercare di disperdere la folla. Il tribunale di Sidi Bouzid è stato saccheggiato e incendiato. Nel saccheggio alcuni manifestanti si sarebbero impossessati anche di quantitativi di droga sequestrati. Elicotteri volano sul centro della città per disperdere i manifestanti, mentre sono intervenuti i blindati per disperdere le migliaia di giovani in piazza. L’intervento di polizia ed esercito non ha impedito che venisse assaltata la sede della Guardia nazionale. Situazione quasi al collasso, che ha richiesto l’introduzione del coprifuoco in vigore dalle 19 alle 7 del mattino. Secondo le prime indiscrezioni e ricostruzioni,  gli incidenti sono partiti da Sidi Bouzid, dove è stata incendiata la sede del partito confessionale Ennahdha, vincitore delle elezioni; saccheggiato il municipio e assediato il governatorato, per poi allargarsi ad altri centri vicini. Strade sono state bloccate dai manifestanti a Sfax e Kasserine, disordini ci sono stati a Regueb, una motrice è stata incendiata nella stazione di Menzel Bouzayene. La decisione di cancellare le lista ha fatto accendere la miccia della violenza, proprio nella città dalla qual partirono le violenze che portarono alla caduta di Ben Ali la scorsa primavera. Inoltre in questa città è nato Hachmi Hamdi, il miliardario leader di Petition Populaire, ed Ennahdha; proprio qui il partito di Gannouchi, ha conosciuto l’unica sconfitta durissima tra tutte le 27 circoscrizioni: Petition Populaire ha infatti ottenuto 48 mila voti e tre seggi, lasciando Ennahdha sotto i 20 mila voti con due seggi.

Salvatore Borruto

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