Roberto Saviano tra gli indignados di Zuccotti Park

Sarà tra loro Roberto Saviano, infatti lo scrittore si recherà di persona a New York al quartier generale degli indignados d’oltreoceano, per portare tutta la propria solidarietà a quel movimento nuovo che, a detta di Saviano, non ha nulla a che vedere con le proteste sociali per come le abbiamo conosciute negli ultimi vent’anni, specialmente in Europa e in Italia. Lo scrittore in una lettera pubblicata da Repubblica ha puntualizzato perché abbia accettato l’invito lanciato dagli indignados: «Quando ho ricevuto l’invito di Occupy Wall Street per parlare a Zuccotti Park, sono stato subito sicuro di una cosa: avrei partecipato a qualcosa di totalmente diverso da quello che ero abituato a vivere in Europa. Questo movimento conserva solo da lontano le sembianze di una protesta sociale come le abbiamo viste negli ultimi vent’anni. Osservando i volti, le parole, le scelte, i comportamenti, ci si accorge che questa mobilitazione è del tutto nuova. Mantiene al proprio interno un legame necessario con tutto quello che è stata la storia dei movimenti sociali americani, ma c’è qualcosa di diverso che sta cambiando per sempre la sintassi della protesta nel mondo. La sua forza è centrifuga, ciò che unisce è l’obiettivo, non la visione del mondo». Lo scrittore ha puntualizzato che la propria presenza a Zuccotti Park sarà una testimonianza del suo pane quotidiano, e cioè delle proprie battaglie contro le mafie in generale, e la camorra in particolare: «A Zuccotti Park andrò a parlare di come le mafie si stanno mangiando l’economia, perché la crisi innescata dalla speculazione finanziaria, creando problemi di liquidità alle banche, ha aperto enormi territori d’azione ai mafiosi di tutto il mondo che invece dispongono di liquidità inimmaginabili. Si comincia dal semplice strozzinaggio per chi non riesce a pagare un mutuo e si arriva alla possibilità di comprarsi imprese, immobili, quote societarie e infiltrarsi ovunque».

Dopo una bella istantanea sul movimento «Occupy Wall Street si batte contro la disuguaglianza economica e sociale sviluppatasi soprattutto a seguito della crisi del 2008, dopo la quale è stato riservato un diverso trattamento ai debiti delle grandi finanziarie e a quelli dei cittadini. Chiedono più lavoro e lavori migliori, una più equa distribuzione della ricchezza, riforme bancarie e una diminuzione dell’influenza delle aziende sulla politica. Ma lo fanno con ciascuna delle loro voci singole, come un coro polifonico, e con ciascuno dei loro corpi accampati nei parchi o altrove, come una ripresa delle prime pratiche della democrazia, quando l’agorà era il centro della polis», l’affondo sullo sgombero forzato deciso dai poteri forti americani: «Tutto questo però è stato smantellato. All’una di notte del 15 novembre Zuccotti Park è stato sfollato. Ma i manifestanti non si sono persi d’animo e hanno deciso di spostarsi a Foley Square, poi a Duarte Square, infine verso il ponte di Brooklyn. Il metodo del movimento è straordinario[…]Vorrei dire a questi ragazzi che stanno facendo molto. Stanno riappropriandosi della democrazia e stanno difendendone le regole, difendendo l’assunto che l’economia debba sottostarvi. Ma cercherò soprattutto di sentire un calore speranzoso che ho perso da molto tempo e che sento sempre meno in Italia, quello espresso dal ragazzo sorridente e dal suo cartello. Sorrido perché so che il potere delle persone è molto più forte delle persone al potere».

Salvatore Borruto

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