Risvegliata circa un anno fa la zona al confine tra Calabria e Basilicata

Si è “risvegliata” circa un anno fa e dal settembre 2010 è stata colpita da circa 500 terremoti la zona al confine tra Calabria e Basilicata oggi interessata da un sisma di magnitudo 3,6. “Nella zona del Pollino è in atto una sequenza da alcuni mesi”, ha detto il sismologo Alessandro Amato, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). “La sequenza è più intensa negli ultimi giorni ed è cominciata nel settembre 2010: da allora sono stati localizzati in questa zona oltre 500 terremoti, tutti di magnitudo inferiore a 3”. Il periodo di attività più intensa è stato registrato nell’ottobre 2010, in seguito le scosse si sono diradate, per tornare ad un nuovo picco nell’aprile scorso. Da allora, l’attività è ripresa in ottobre, con decine di terremoti inferiori a magnitudo 3. E’ un fenomeno anomalo, rispetto al comportamento osservato in questa zona negli anni passati. Ma è presto per capire che cosa stia accadendo. “Di sicuro – ha rilevato Amato – questa zona si trova lungo la fascia del territorio italiano più a rischio sismico: quella dell’Appennino Meridionale che attraversa Irpinia, Basilicata e Calabria”. I sismologi non hanno ancora un’etichetta per quanto sta accadendo nel Pollino: “di solito i terremoti noti storicamente sono avvenuti più a Nord o più a Sud, ma non sono documentati in questa zona”. Un’ipotesi è che l’area del Pollino sia meno pericolosa rispetto a quelle che la circondano, ma al momento è altrettanto fondata l’ipotesi che grandi terremoti possano essere avvenuti in passato, ma che non siano stati documentati. Per questo motivo i sismologi dell’Ingv sono al lavoro ed hanno cominciato a scavare le cosiddette “trincee”, scavi profondi 2 o 3 metri e larghi una decina di metri che permettono di analizzare gli strati del suolo alla ricerca di tracce di terremoti passati.

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About the Author: Giuseppe Dattola