Putin si conferma al Cremlino tra denunce e sospetti

Vittoria nelle elezioni russe per Vladimir Putin. Lo “Zar” si conferma alla guida del Cremlino dopo i due precedenti mandati. Per lui una percentuale da plebiscito, con oltre il 63% dei consensi, per esseri precisi il 63,75%. L’affluenza ai seggi è stata del 65,3%, su un totale di 110 milioni di cittadini russi aventi diritto al voto. È apparso commosso, in lacrime davanti ai suoi sostenitori, quasi a dimostrare le difficoltà di queste elezioni che sono apparse scontate, ma che di scontato non hanno avuto nulla. «Vi avevo promesso di vincere, e noi abbiamo vinto in una lotta aperta e onesta. La nostra gente è in grado di distinguere il desiderio di rinnovamento dai tentativi di organizzare le provocazioni politiche per distruggere l’ordinamento statale e usurpare il potere. Il voto è stato un test per tutto il popolo sulla maturità politica, sull’indipendenza e sull’autodeterminazione». Così Putin davanti al popolo che lo ha sempre sostenuto in questi anni, riunito sotto le mura del Cremlino. Comunque nonostante la buona vittoria, questo test, quasi un referendum personale sulla persona dell’ex spia del Kgb, non è andato benissimo: Putin ha vinto si, ma non ha stravinto come sarebbe accaduto qualche anno fa. Ha fatto troppo rumore la protesta interna, una larga fetta del Paese che preme con le sue istanze democratiche. Ormai stanca della corruzione cronica, degli abusi, della censura e della burocrazia, ma anche dei timori tutti economici di una stagnazione in atto da diverso tempo e di una paralisi del Paese che, dopo aver conosciuto il boom, ha cominciato a frenare. Tutto questo si è tramutato in un calo del consenso, con quasi dieci punti percentuali in meno rispetto alle presidenziali del 2004 (71,3%), e oltre quindici punti in meno quando lo “Zar” nel 2008 lasciò il Cremlino. Se si considera l’astensione di questa ultima tornata elettorale, possiamo affermare con sicurezza che oltre il 40% dei Russi non sta dalla parte di Putin. Puntuali sono arrivate le proteste da parte delle opposizioni di brogli durante le operazioni di voto, confermate dall’Osce. Secondo l’osservatorio: «Le elezioni sono state chiaramente alterate a favore del premier e contrassegnate da numerose irregolarità che vanno accertate». Inoltre hanno destato parecchia curiosità i cosiddetti “caroselli”, ossia le comitive di elettori trasportati con pullman per votare in più seggi, generalmente a favore del partito putiniano Russia Unita. Anche l’ex presidente dell’Urss, Mikhail Gorbaciov, dubita del risultato delle presidenziali: «Ci sono grandi dubbi che il risultato del voto rifletta gli umori reali della società. Tuttavia se non ci sono prove documentali delle falsificazioni di massa è difficile parlarne». L’opposizione ha annunciato la scesa in piazza, in una grande manifestazione di protesta contro i presunti brogli elettorali. Le irregolarità maggiori secondo i partiti contro Putin, si sono verificate a Mosca e a San Pietroburgo, dove l’Agenzia Americana Golos inoltre, ha registrato oltre 5000 infrazioni sulle modalità di voto.

Salvatore Borruto

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