Strage afgana, il soldato americano rischia la pena capitale

Il soldato americano colpevole della strage in Afghanistan, in cui hanno perso la vita sedici persone, rischia la pena di morte. Secondo il segretario alla Difesa Usa, Leon Panetta, il soldato colpevole della strage sarà giudicato in patria, e sarà soggetto alle leggi vigenti negli Stati Uniti.

Dunque rischia grosso l’autore del terribile gesto, e la pena di morte appare una condanna fattibile. Secondo Panetta ancora i motivi della strage non sono chiari, infatti qualche mese fa il soldato era stato dichiarato in ottimo stato di salute psico-fisica, da un equipe di medici delle forze armate statunitensi, nonostante qualche acciacco neurologico patito proprio in missione.

Il Segretario inoltre ha aggiunto che: «Non sono ancora chiari i motivi che hanno spinto il soldato ad uscire dalla sua base, entrare nelle case degli afgani, aprire il fuoco contro i civili, quindi, a un certo punto, voltarsi, rientrare nella base e consegnarsi. Non sappiamo perché, quali siano stati i motivi. La guerra è un inferno. Questo genere di eventi possono accadere».

Durante l’intervista concessa ai giornalisti sul proprio aereo personale, Panetta ha voluto chiarire che si tratta solamente di un caso isolato, e che l’impegno profuso dagli Stati Uniti in Afghanistan non verrà meno. Inoltre ha fatto sapere che: «Sono diretto a Bishkek per discutere con i leader kirghisi dell’importanza della base aerea Manas, usata per l’invio delle truppe in Afghanistan e per il rifornimento degli aerei. Voglio ringraziarli e assicurarmi che il rapporto possa proseguire in futuro. Gli Usa pagano 60 milioni di dollari l’anno per l’uso della base».

Intanto prosegue in maniera violenta la protesta contro la strage dei giorni scorsi. Nella giornata di ieri centinaia di studenti universitari sono scesi in piazza nella città di Jalalabad, nell’est dell’Afghanistan. Ecco alcuni degli slogan urlati in piazza: “Morte all’America, Morte a Obama”; “Jihad (guerra santa) è l’unica strada per cacciare dall’Afghanistan gli invasori americani”.

Salvatore Borruto

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