I “numeri” sulle intimidazioni mafiose

Danneggiamenti, lettere anonime, incendi, aggressioni: sono stati 103 gli amministratori pubblici rimasti vittime, nel 2011, di atti intimidatori. Un fenomeno che si mantiene costante, anno dopo anno. A tracciare un consuntivo delle intimidazioni, così come avviene dal 2002, è stato il Rapporto sulla sicurezza degli amministratori redatto da Legautonomie Calabria che è stato presentato stamani a Catanzaro dal presidente Mario Maiolo. “Abbiamo iniziato a realizzare il rapporto – ha spiegato Maiolo – perche pensavamo che la denuncia potesse creare attenzione su questo fenomeno che accoppiato a quello dello scioglimento per infiltrazioni mafiose dimostra come gli enti locali siano accerchiati. L’attenzione però non è servita a far rallentare il fenomeno”. Ed infatti, anche quest’anno sono dati impietosi quelli messi insieme. Le intimidazioni del 2011 sono in linea con quelle del 2010 (106) arrivando a 996 dal 2000. E come lo scorso anno, il picco si è verificato in un periodo di campagna elettorale per le amministrative, tra aprile e maggio. La consistenza e la costanza del fenomeno preoccupa Maiolo perché “vuol dire che c’é una sorta di assuefazione e manca un’adeguata reazione dello Stato e della politica”. Il presidente di Legautonomie Calabria ha puntato il dito contro le infiltrazioni mafiose: “la capacità di reagire è indebolita dalle collusioni”. Ed il pericolo è ancora più alto “se pensiamo alle collusioni ed ai condizionamenti della ‘ndrangheta nelle vicende regionali che sono sempre piu’ pressanti e a quanto apprendiamo da atti giudiziari sulla volontà di superare questo rapporto tentando una partecipazione diretta delle cosche con propri esponenti nelle istituzioni”. E non aiuta neanche, é l’analisi di Maiolo, le carenze di mezzi denunciate da forze dell’ordine e magistratura. Ecco dunque che occorre una rete solidale tra enti locali con un rapporto tra associazioni come Anci e Legautonomie per scongiurare il pericolo dell’abbandono dell’amministratore intimidito e per arrivare a proposte fatte da chi è in prima linea. Ma su questo, ha detto Maiolo, ” la Regione , invece di rafforzare la rete, ha sostanzialmente levato l’appoggio ad Anci e Legautonomie. E ciò è molto grave”. La provincia più interessata dal fenomeno è quella reggina (31%), ma colpisce il dato del crotonese, la provincia con il minor numero di Comuni (27) che ha fatto registrare il 21% dei casi con 134 episodi, il più alto dal 2000. L ‘ultimo episodio, che entrerà a far parte delle statistiche del 2012, si è verificato appena due giorni fa con l’incendio del portone del municipio di Isola Capo Rizzuto. Una minoranza i Comuni immuni, se è vero che dal 2000 sono stati 222 (68 nel 2011), quelli interessati da almeno un caso di intimidazione. A fare le spese di intimidazioni e minacce di varia natura sono principalmente i sindaci (34%), ma sono complessivamente gli amministratori comunali i più colpiti (70%). Nel 10% degli episodi sono stati presi di mira strutture e beni comunali e nell’8% amministratori regionali, il dato più elevato nel decennio. In aumento i danneggiamenti (23, +8%), gli incendi di auto (15, +8%) e le aggressioni (4, +1%), mentre calano gli spari contro beni (7, -3%), gli ordigni (2, -4%), gli incendi di strutture pubbliche (2, -4%) e le lettere (30, -11%). Dal 2001 al 2011 i comuni che hanno fatto registrare dieci ed oltre atti intimidatori sono 19 ed in questi si concentra il 36% di tutta la casistica. Tra questi non c’é differenza tra comuni grandi e piccoli. Le aree più interessate sono il crotonese, il basso vibonese, la locride e l’area di Reggio Calabria. Su tutti spicca il Comune di Crotone (40 episodi), quindi Catanzaro (38). Ma cosa c’é dietro questi episodi? “Di tutto” è la risposta di Legautonomie, i cui dati non consentono risposte certe. Di sicuro, però, la ‘ndrangheta il suo ruolo lo svolge. Tanto che, per esempio, evidenzia il rapporto, esiste un rapporto di casualità tra atti intimidatori e scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose”, tanto che nel 49% dei casi uno dei motivi all’origine dei provvedimenti è proprio legato ad intimidazioni contro amministratori o candidati. Non solo. Anche le modalità ed i luoghi di alcune intimidazioni rendono evidente che “in molti casi non si tratta di buontemponi armati di mitragliette”. E certamente non è un caso che, come evidenzia il rapporto, esista una connessione prevalente, anche se non assoluta, tra il periodo elettorale e l’aumento delle intimidazioni nello stesso mese. Un fenomeno rilevato negli anni 2003, 2004, 2007, 2009, 2010 e 2011

banner

Recommended For You

About the Author: Giuseppe Dattola