Primo Maggio

Foto di Roman Grac da Pixabay

E’ appena trascorso il 1° Maggio, la cosidetta Festa dei Lavoratori. Oggi , nella situazione economica in cui volge non solo l’Italia ma l’intera Europa e gli stessi U.S.A., più che festa dei lavoratori sarebbe meglio ribattezzarla festa dei precari e dei disoccupati. Negli Stai Uniti la festa dei lavoratori, o nota come Labuor Day, non si festeggia il 1° maggio ma il primo lunedì di settembre, tanto per distinguersi dal resto del mondo ed allontanarsi dagli ideali Marxisti.

La festa del Primo Maggio nasce come rivendicazione dei diritti dei lavoratori, come espressione delle vittorie sindacali per l’ottenimento delle fatidiche 8 ore lavorative giornaliere e di tutte le vittorie sindacali successive, a favore del proletariato. In Italia venne celebrata per la prima volta nel 1891 ed ufficialmente salita al diritto di festa nazionale con il Regio Decreto n°692/1923,spostata al 21 di aprile durante il Ventennio fascista facendola coincidere con i natali di Roma e quindi distaccandola dagli ideali socialisti a cui era legata, per poi tornare ad essere festeggiata il 1° Maggio con la Repubblica.

Ma a parte il valore storico e simbolico di tale Festa Laica, ci si domanda se sia ancora il caso di festeggiarla dato che manca poco che i disoccupati superino gli occupati, ma questa sarebbe solo una sterile polemica. Sta’ di fatto che il nostro Ministro del Lavoro, Grande tecnico e docente universitario, ha nel suo calderone un progetto per la riforma del mercato del lavoro in cui il principio cardine sta’ nell’abolizione del famigerato articolo 18, in vigore dal lontano 1966. Cosa comporterebbe ciò? Semplicemente che non esisterebbero più i contratti a tempo determinato ma tutti gli impieghi sarebbero assunti a tempo indeterminato, compensati con una maggior semplicità al licenziamento di un dipendente, chiamata “flessibilità” dai suoi sostenitori. Questa riforma del mercato del lavoro, tanto sbandierata da questo governo, viene fatta passare come chiave di innesto per una ripresa dell’economia italiana, come la marcia in più per poter rilanciare il nostro paese, come il tassello mancante che dovrebbe dare la spinta per la ripresa delle aziende e l’aumento dei consumi.

 Ma scusate un attimo, come è possibile rilanciare economia e consumi rendendo piu’ facile il licenziamento delle persone? Prima si poteva licenziare una persona per giusta causa, per poi passare davanti al giudice del lavoro, e dopo un patteggiamento fra le due parti si arrivava ad un accordo economico per mettere la cosidetta “pietra sopra”. Ora si potrebbe licenziare una persona a causa dei problemi economici cui l’azienda non riesce a far fronte, ma con una buona uscita, diciamo che si dovrebbe tagliare il passaggio davanti al giudice del lavoro. Ma se un’azienda ha seri problemi economici come farebbe a risarcire i dipendenti licenziati? E questo è un semplice esempio. Quindi facendo un piccolo riassunto “delle puntate precedenti” da novembre 2011 ad oggi il “nostro” premier ed il suo “entourage tecnico” hanno messo a punto per prima cosa una manovra economica non ancora del tutto entrata in vigore, che porta ad un aumento della pressione fiscale pari al 47%, e fa salire il nostro paese ai primi posti come pressione fiscale e agli ultimi come servizi al cittadino, poi con questa riforma ci dona licenziamenti più facili, come se gia’ non ci fossero abbastanza disoccupati; come fanno due “negatività” a divenire positive??

Questo non è dato a sapersi. Ma forse, anche se si bisognerebbe abbassare il debito pubblico, se si fosse abbassata la pressione fiscale sia sulle aziende che sul resto della società, dando così ossigeno all’economia dei consumi e alle aziende, sarebbe circolato piu’ denaro e magari qualche posto in piu’ si sarebbe creato no? Ma questo non andava bene ai partner europei che professano rigidità dei conti e immobilità dell’economia. Forse il mio è un ragionamento troppo semplicistico, ma i suicidi dovuti alle cartelle Equitalia sono in aumento, i disoccupati pure e le aziende in affanno sempre maggiori…. Sembra di stare a redigere un bollettino di guerra, ma di una guerra persa già in partenza… Da non dimenticare che da una ricerca dell’ ADAPT (associazione di ricerca nelle relazioni industriali e di lavoro) questo giochino della riforma del lavoro, costera’ allo stato dal 2013 al 2020 una cifra pari a 28miliardi e 218 milioni di €, citando l’articolo 70 comma 1del DDL fornero/monti (legge 3249/2012). Domandona: dove reperiranno i fondi necessari?

Rispondono gli articoli 71 e 72 dello stesso DDL, Per incoraggiare maggiore occupazione, il governo punta a finanziarsi “riducendo le disponibilita’ economiche di chi deve assumere, cioe’ delle imprese”, in poche parole è un cane che si morde la coda… Quindi si arrivera’ al paradosso di avere meno soldi per le assunzioni e piu’ disoccupati e prepensionati. Due grandi economisti Glucksmann e Stiglitz ammoniscono il mondo economico, affermando che è pazzesco che una situazione economica gia’ recessiva, venga trattata a colpi di manovre economiche fiscalmente restrittive, e qui il nostro paese ci entra in pieno. Quindi “tornando a bomba” il 1° Maggio sì è passato, ma piu’ che festa dei lavoratori, si potrebbe dire che la “FESTA” la stanno facendo ai lavoratori.

Carlo Viscardi

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