Economia Politica 3

24\07\2012 – La moneta è un bene economico, nel significato che abbiamo già dato a questa espressione, idoneo, cioè, a soddisfare bisogni; ma possiede anche un’altra caratteristica, vale a dire che funziona come mezzo di scambio, dunque serve ogni qualvolta è necessario acquistare un altro bene. Vediamo di tenere separati i due concetti. La moneta è un mezzo di scambio, anzi è il mezzo di scambio per eccellenza. Tutti sappiamo che all’inizio della storia dell’Uomo esisteva il baratto. In seguito si cominciò ad usare la moneta. Fin dall’antichità le monete avevano un valore intrinseco, per cui il valore di ogni singola moneta era pari al valore del metallo prezioso di cui era composta (oro, argento, …). In una fase storica successiva, in tempi più recenti, le monete furono rappresentative di un deposito presso un banchiere. Oggi le monete vengono messe in circolazione dagli istituti di emissione dei singoli stati, le banche centrali, sulla base delle esigenze monetarie del circuito economico, secondo leggi economiche e finanziarie molto complesse che, comunque, fanno riferimento all’andamento dell’economia reale.  I criteri secondo cui le banche centrali immettono liquidità nel sistema, ovvero contraggono la massa monetaria in circolazione, hanno riferimento al secondo requisito che possiede la moneta, ossia quello di essere un bene al pari di tutti gli altri. Il prezzo della moneta – merce è il tasso di interesse. Ecco che, quando la banca centrale determina un tasso di interesse basso, diventa conveniente per gli imprenditori chiedere moneta alle banche per i loro investimenti. Quindi: un tasso di interesse basso stimola gli investimenti. Ma i consumatori, trovandosi con un tasso di interesse basso che determina rendimenti bassi nei depositi, saranno indotti a spendere di più, per cui nel breve termine i prezzi saliranno, per la legge della domanda e dell’offerta. Quindi: tassi di interesse bassi possono stimolare gli investimenti ma possono accendere focolai di inflazione. A meno che l’economia non sia in fase di recessione, vale a dire che anche con un tasso di interesse nullo, non c’è nessun imprenditore disposto ad effettuare investimenti perché le prospettive sono difficili (stagnazione). Analogamente, tassi di interesse elevati rendono sconvenienti gli investimenti, e stimolano il risparmio, per cui il rischio inflazione non c’è, ma l’economia produttiva può essere strozzata. Il “negozio” dove si vendono le monete è la banca. La banca si pone quale intermediario fra il risparmio ed il credito. I risparmiatori depositano i propri risparmi in banca, la quale corrisponderà loro il tasso di interesse pattuito sulla somma depositata. Grazie ai depositi dei risparmiatori la banca determinerà la massa monetaria che utilizzerà per concedere prestiti agli imprenditori che abbiano bisogno di liquidità. Ovviamente, come tutti sanno, il tasso di interesse che la banca esige sulle somme prestate è abbastanza elevato. Dal differenziale fra i due tassi scaturisce il profitto della banca.  Le banche possono, indirettamente, creare moneta, attraverso il meccanismo dello sconto delle cambiali. Una cambiale è una promessa di pagamento di una certa somma ad una certa data, rilasciata da un consumatore ad un commerciante. Questi versa in banca le proprie cambiali ottenendo, di regola, un anticipo pari all’80% dell’importo. A sua volta la banca può riscontare il proprio portafoglio di cambiali presso la banca centrale, ottenendo liquidità. Ovviamente, anche il meccanismo dello sconto è governato dal tasso di interesse: si usa, infatti, l’espressione “tasso di sconto” che, essenzialmente, è la stessa cosa.

Prof. Giuseppe Cantarella

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