L’iniziativa di pace per il Mare Cinese Orientale

 

Mare Cinese Orientale

Proposta avanzata dalla Repubblica di Cina (Taiwan) Nel Mar Cinese Orientale sta prendendo forma una grave controversia territoriale. La Repubblica di Cina (Taiwan), in qualità di membro fondatore delle Nazioni Unite, ritiene di avere la responsabilità di risolvere tale controversia attraverso mezzi pacifici e nel rispetto dei principi dello Statuto delle Nazioni Unite. Noi siamo interessati a trovare soluzioni pacifiche, poiché al cuore delle dispute vi sono delle isole che appartengono a Taiwan. Queste isole sono note con il nome di Diaoyutai, che in lingua cinese significa “Piattaforma per la pesca”; tuttavia noi consideriamo tali isole ben più che una piattaforma per la pesca: per noi si tratta di una piattaforma per la pace. Il 26 settembre 2012, il Primo Ministro giapponese Yoshihiko Noda ha tenuto un discorso alle Nazioni Unite, durante il quale ha proclamato al mondo che “non esiste alcuna controversia”. Tutto ciò è decisamente spiacevole, dal momento che al resto del mondo è evidente l’esistenza di un grave conflitto – una disputa con conseguenze potenzialmente gravi per la pace e la prosperità economica della regione. Se le principali parti coinvolte non riconoscono che una disputa in realtà esiste, nessuna soluzione potrà essere raggiunta. Il Primo Ministro Noda ha anche reclamato un “più forte stato del diritto” al fine di risolvere eventuali dispute territoriali, tuttavia ha rifiutato la nostra proposta a sottoporre la disputa alla Corte Internazionale di Giustizia. Ha poi aggiunto che “ogni tentativo di giungere a una rivendicazione territoriale attraverso la forza o la minaccia è incompatibile con lo spirito delle Nazioni Unite”, ma continua a nascondere il fatto che il Giappone si è impossessato delle isole il 14 gennaio 1895 durante la Guerra Sino-Giapponese (Agosto 1894 – Aprile 1895) La Repubblica di Cina (Taiwan) ha coltivato una profonda amicizia con il Giappone nei passati sessant’anni. Tuttavia, dal momento che è stato il Giappone a provocare l’attuale situazione, noi incoraggiamo il governo giapponese a compiere responsabilmente dei passi verso il riconoscimento e la risoluzione di tale disputa. Noi abbiamo attentamente esaminato le rivendicazioni di sovranità giapponesi per quanto concerne le isole Diaoyutai e non possiamo essere d’accordo. Di seguito, riassumiamo la nostra posizione in dieci punti; riteniamo infatti che sia importante chiarire le cose e lasciare che siano i fatti a parlare per se stessi.

Le nostre rivendicazioni territoriali

1. Le Isole Diaoyutai furono scoperte, nominate e utilizzate per la prima volta dall’Impero Cinese dei Ming (1368-1644)

• Nel XV secolo, i Ming scoprirono le isole e le nominarono Diaoyutai (Piattaforma per la pesca), Huangwei (Coda Gialla), e Chiwei (Coda Scarlatta), dimostrando di essere a conoscenza delle risorse delle acque, successivamente sfruttate dai pescatori taiwanesi.
• I cinesi Ming utilizzarono le isole come postazioni lungo la rotta verso il Regno Ryukyu (l’attuale Okinawa).
• Le isole vennero incorporate all’interno del sistema difensivo costiero dell’Impero Ming.
2. Le isole Diaoyutai divennero parte, insieme a Taiwan, del territorio dell’Impero Cinese dei Qing (1644-1912)

• I resoconti delle missioni degli inviati cinesi descrivono le isole all’interno del confine che “separa i territori cinesi da quelli stranieri”.
• Le gazzette ufficiali taiwanesi descrivevano “Le isole Diaoyu [capaci di] accogliere dieci o più navi di grossa portata”, ponendole sotto la giurisdizione della Contea di Kavalan (Ilan), in Taiwan. Tra queste, la “Gazzetta Riveduta e Corretta della Prefettura di Taiwan” (1747), la “Revisione Successiva della Gazzetta della Prefettura di Taiwan” (1764), “La Gazzetta della Contea di Kavalan” (1852) “Il Trattato Illustrato di Taiwan” (1872).
• Questi documenti ufficiali dimostrano la lunga, continua e effettiva amministrazione dell’Impero Qing sulle isole quali parti di Taiwan.
3. Le Isole Diaoyutai furono segretamente annesse dal Giappone Meiji il 14 gennaio 1895, durante la Guerra Sino-Giapponese (agosto 1894 – aprile 1895).

• Oggi, il governo giapponese asserisce: “Dal 1885 in avanti, sono state portate avanti ripetutamente delle indagini in loco che confermano che le isole fossero disabitate e che non vi fossero segni di presenza dell’Impero Qing. Fu quindi presa la decisione a livello ministeriale, il 14 gennaio 1895, di annettere formalmente le isole.”
• In ogni caso, i documenti del vecchio periodo Meiji dissotterrati dagli archivi giapponesi dimostrano che il governo Meiji fosse al corrente della sovranità cinese sulle isole nel 1885.
• Nell’ottobre del 1885, in seguito alla prima rilevazione locale, il Ministro degli Esteri Inoue Kaoru e il Direttore delle Comunicazioni Pubbliche del Ministero degli Esteri Asada Tokunori descrivono le isole come “vicine ai confini cinesi…prossime a Taiwan e appartenenti alla Cina” e “in questo tempo, se noi dovessimo pubblicamente porvi i nostri stemmi nazionali, acuiremmo necessariamente i sospetti della Cina…”
• Nel novembre del 1885, il Magistrato di Okinawa Nishimura Sutezo confermò che “dal momento che questo affare non è scollegato dalla Cina, se dei problemi si dovessero sollevare io proverei grave rimorso per la mia responsabilità”.
• Dieci anni dopo, nel maggio nel 1895, il Governatore di Okinawa Narahara Shigeru scrisse al Ministro degli Interni giapponese confermando che nessuna rilevazione in loco è stata effettuata dopo il 1885.
• Nell’agosto del 1894 esplose la guerra Sino-Giapponese. Il 17 settembre, il Giappone sconfisse la flotta navale cinese Beiyang. Il 24 ottobre, oltrepassò il fiume Yalu e invase la Cina. Dal 21 novembre, la città cinese di Port Arthur cadde sotto il controllo del Giappone.
• Nel dicembre del 1894, il Ministro dell’Interno giapponese dichiarò che l’annessione delle isole contese “comprendeva le negoziazioni con la Cina…ma la situazione oggi è molto diversa da allora”.
• Di conseguenza, il Giappone ha annesso le isole segretamente, basandosi su una decisione ministeriale del 14 gennaio 1895, nel corso del conflitto. La decisione ministeriale fu catalogata come “informazione riservata” e, contrariamente alle convenzioni, non fu mai annunciata pubblicamente.
4. La Cina cedette “Taiwan e le sue isole” al Giappone nel 1895.

• In seguito alla sconfitta cinese nella guerra Sino-Giapponese, il 17 aprile 1895 la dinastia Qing fu costretta a firmare il Trattato di Shimonoseki, con il quale cedette “Taiwan e le sue isole” al Giappone.
• Dal momento che le isole Diaoyutai erano parte di Taiwan, le basi giuridiche del diritto del Giappone sulle isole si trovano solo nel Trattato di Shimonoseki del 1895, reso nullo al termine della Seconda Guerra Mondiale.
5. Le disposizioni successive alla Seconda Guerra Mondiale riportarono le isole allo status precedente il 1895.

• La Dichiarazione del Cairo del 1943 determina che “tutti i territori sottratti alla Cina da parte del Giappone, quali la Manciuria, Formosa (Taiwan) e le Pescadores, devono ritornare alla Repubblica di Cina. Il Giappone sarà anche espulso da tutti quei territori che ha preso con la forza e l’avidità.”
• La Proclamazione di Potsdam del 1945 definisce che “…i termini della Dichiarazione del Cairo devono essere realizzati…”
• Nell’Atto di Resa del Giappone del 1945 vengono accettati i termini della Proclamazione di Potsdam.
• Tutti e tre i documenti internazionali sono oggi legalmente vincolanti nei rispettivi Paesi, inclusi gli Stati Uniti, il Giappone e la Repubblica di Cina (Taiwan).
6. Le Isole Diaoyutai, quando vennero segretamente annesse al Giappone nel 1895, furono poste sotto il controllo di Okinawa e successivamente rinominate.

• Il Giappone si impadronì delle isole e le pose amministrativamente sotto Okinawa nel 1895, nominandole formalmente “Isole Senkaku” nel 1900.
• Questo atto unilaterale celò l’originario possesso cinese e l’identità delle isole, con il risultato che furono omesse dalle disposizioni successive alla Seconda Guerra Mondiale, come descritte al punto (5).
• Quando il Giappone restituì Taiwan alla Repubblica di Cina, entrambe le parti adottarono le disposizioni amministrative di Taiwan del 1945, con le Potenze Alleate (inclusa la Repubblica di Cina) ignare che le disabitate “Isole Senkaku” fossero nei fatti le isole Diaoyutai.
7. La Repubblica di Cina (Taiwan) non ha mai riconosciuto la sovranità del Giappone sulle Isole Diaoyutai dopo la Seconda Guerra Mondiale.

• Le isole Diaoyutai, in seguito agli errori descritti al punto (6), furono poste sotto la tutela degli Stati Uniti conformemente all’Articolo III del Trattato di Pace di San Francisco del 1951, che la Repubblica di Cina (Taiwan) non fu invitata a firmare.
• Il Trattato di Pace Sino-Giapponese firmato a Taipei tra la Repubblica di Cina (Taiwan) e il Giappone non fa alcun riferimento all’Articolo III del Trattato di Pace di San Francisco.
8. Dal 1945 al 1971, le Isole Diaoyutai sono rimaste sotto l’amministrazione degli Stati Uniti, non del Giappone.

• Per questo, le dichiarazioni del Giappone in merito alla propria amministrazione sulle isole per oltre un secolo è un’errata interpretazione dei fatti.
• Prima del 1971, Taiwan non ha mai presentato proteste nei confronti del governo Giapponese poiché le isole si trovavano sotto l’amministrazione statunitense, non sotto quella giapponese.

9. Gli Stati Uniti non hanno trasferito alcuna sovranità al Giappone nel 1972

• Dal 1971, gli Stati Uniti hanno ripetuto che il trasferimento dei diritti amministrativi di queste isole al Giappone non costituiscono un trasferimento di sovranità.
• Gli Stati Uniti hanno mantenuto una politica di neutralità e hanno più volte detto di non prendere posizione in merito alla sovranità di queste isole.

10. Le rivendicazioni di sovranità del Giappone sulle isole Diaoyutai non è valida “ab initio” secondo il diritto internazionale.

• “Ex injuria jus non oritur” (Da un atto illecito non può nascere un diritto) è un principio generale del diritto internazionale riconosciuto dai Paesi civili.
• Le rivendicazioni di sovranità del Giappone sulle Isole Diaoyutai non sono valide ab initio per il diritto internazionale, dal momento che tali isole non sono mai state terra nullius.

La Nostra Proposta
L’iniziativa di Pace per il Mare Cinese Orientale La soluzione al problema della sovranità richiederà tempo, ma ci sono alcuni passi che possono essere intrapresi sin da ora per ridurre le tensioni e incoraggiare la pace. La risoluzione pacifica delle dispute, generalmente, si raggiunge in uno dei seguenti modi: negoziazione, mediazione, arbitrato e discussione. Questi approcci non sono necessariamente esclusivi l’uno dell’altro, ma possono iniziare tutti dalla negoziazione. Il 5 agosto 2012, il Presidente della Repubblica di Cina Ma Ying-jeou ha proposto un’Iniziativa di Pace per il Mare Cinese Orientale da realizzare in due fasi e basata sul fatto che, mentre la sovranità è indivisibile, le risorse possono essere condivise. Per questo motivo, l’iniziativa invita le parti coinvolte a sostituire il confronto con il dialogo, mettere da parte le dispute territoriali attraverso la negoziazione, formulare un Codice di Condotta nel Mare Cinese Orientale e prendere parte a uno sviluppo congiunto delle risorse.

STAGE 1 – Mettere da marte le dispute attraverso un dialogo costruttivo

STAGE 2 – Condividere le risorse attraverso uno sviluppo congiunto

Argomenti centrali:

• Codice di Condotta per il Mare Cinese Orientale;
• Gestione e conservazione congiunta delle risorse viventi del Mare Cinese Orientale;
• Esplorazione e sfruttamento congiunto delle risorse non viventi del Mare Cinese Orientale;
• Ricerca scientifica marittima congiunta e protezione dell’ambiente marino;
• Esercizi congiunti per il mantenimento della sicurezza convenzionale e non convenzionale nel Mare Cinese Orientale.

Nel lungo periodo, è possibile spostarsi dai tre binari di dialogo bilaterale (tra Taiwan e il Giappone, tra Taiwan e la Cina continentale e tra il Giappone e la Cina continentale) a un’unica negoziazione trilaterale. Speriamo sinceramente che il governo e il popolo italiano possano sostenere questa iniziativa.

Comunicato stampa  – Ufficio di Rappresentanza di Taipei in Italia 駐義大利代表處

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