Afghanistan: un reggino in trincea

Il tenente (di prossima promozione a Capitano) Domenico Trefiletti è nato a Reggio Calabria 32 anni fa; una volta finito il Liceo Scientifico ha scelto di intraprendere subito la vita militare, arruolandosi nel 2001, subito dopo il diploma, come volontario. Poco dopo vince il concorso e riesce ad entrare alla Scuola Sottufficiali dell´Esercito di Viterbo per compiere il ciclo di formazione e studi che lo portano a conseguire nel 2004 la Laurea di primo livello in Scienze Organizzative e Gestionali e il Grado di Maresciallo. Dopo Viterbo, è destinato alla sede distaccata del Reggimento Granatieri di Sardegna a Spoleto dove inizia il suo percorso come Comandante di Plotone fucilieri e partecipa all´Operazione “Domino”. Nel frattempo non interrompe gli studi perché affronta il concorso per transitare al ruolo Ufficiali e lo supera nel 2005, raggiungendo la nomina a Sottotenente venendo destinato dapprima all´arma di artiglieria e, nel maggio di quell´anno, al Reggimento Artiglieria a Cavallo di Milano. Qui, sempre con incarico di Comandante di minore Unità, partecipa alle operazioni “Domino” e “Strade Sicure” svolte nell´area di Milano. Nel 2008 partecipa come osservatore alla Missione EUMM – Georgia, sotto l´egida dell´Unione Europea, a seguito delle Operazioni militari condotte dalla Russia in territorio georgiano e nel Maggio 2011 arriva il suo primo impiego in Afghanistan, inquadrato nella missione OMLT (Operational, Mentoring and Liason Team) di cooperazione con l´Esercito afghano mirata allo sviluppo delle capacità militari in previsione della transizione della responsabilità dai Contingenti ISAF – NATO alle forze di sicurezza afghane. Durante quei mesi, data la sua preparazione professionale, coopera con gli ufficiali afghani per incrementare la capacità e l´addestramento delle unità di Artiglieria dell´ANA (Afghan National Army). Nell´Ottobre 2012 viene chiamato a prendere nuovamente parte alla missione in territorio afghano all´interno del contingente MAT (Military Advisor Team), sempre come ufficiale di artiglieria, ricoprendo l´incarico di FSO (Fire Support Officer) affiancando un omologo Ufficiale afghano. Attualmente il MAT che si interfaccia con il 207° Corpo è comandato dal colonnello Mario Nicola Greco ed è costituito in prevalenza da carristi del 132° Reggimento Carri di Cordenons (Pordenone) inseriti nel 1° Comando Forze di Difesa. Ora sono già cinque mesi che lui e i suoi colleghi sono impiegati “Fuori Area” e vedono avvicinarsi il rientro previsto per la metà di Aprile. Reggio  è lontana. Il dovere chiama. La sensazione di un militare reggino in Afghanistan: “Reggio è lontanissima, ma il giorno che ho deciso di arruolarmi, sapevo già che difficilmente avrei avuto la possibilità di stare vicino alla mia città, alla mia famiglia e agli amici di sempre. Le sensazioni sono quelle comuni a tutti i militari: sappiamo di essere qui per compiere il nostro dovere ma c´è anche un poco di nostalgia di casa, siamo comunque ospiti di un altro Paese dove tradizioni e abitudini sono diverse dalle nostre. Si cerca di non pensare troppo a casa, ma piuttosto di fare il nostro lavoro e seguire tutte le procedure e le regole per operare al meglio e in piena sicurezza”. Che tipo di realtà hai trovato?” Ho ritrovato una situazione leggermente diversa dalla mia prima volta qui. Il Paese sta crescendo e il nostro impiego qui è focalizzato ad aiutare questo processo affinché tutto il popolo afgano possa vivere in un contesto più sicuro”. E´ una situazione che può cambiare? ”Certamente. Rispetto alla mia prima esperienza, la situazione generale è già notevolmente cambiata in meglio e sono proprio gli afghani che hanno voluto questo cambiamento per garantirsi una condizione di vita migliore.” Quanto manca la propria terra in questi momenti? “Manca abbastanza. Siamo oltre 4000 Km lontani dall´Italia, viviamo in una condizione buona ma non paragonabile alla vita trascorsa a casa. Provo anche a mettermi nei panni dei colleghi che, partendo, hanno lasciato a casa anche una moglie e figli, per loro sicuramente è più dura di quanto lo possa essere per me che ancora non ho né fidanzata né tantomeno figli. Tuttavia anch’io provo spesso nostalgia della famiglia e della mia terra che mi auguro di potere rivedere al più presto”.

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About the Author: Giuseppe Dattola