Ricordando Lillo Mauro, l’industriale del caffè

Lillo Mauro

Ha destato profonda commozione la scomparsa, avvenuta qualche giorno addietro, del commendatore Lillo Mauro. Aveva 80 anni da poco compiuti, gran parte dei quali dedicati all’azienda di famiglia. La storica Mauro Caffè, creata dal papà Demetrio nel 1949 e diventata nel tempo una realtà aziendale tutta italiana inserita a pieno titolo nel mercato europeo ed in quello internazionale. Lillo Mauro ha contribuito in maniera determinante alla crescita dell’azienda, con il lavoro, la continua ricerca della qualità, la voglia di migliorarsi. La conferma ci arriva da un rappresentante della terza generazione dei Mauro, Maurizio. In questa intervista, ce ne fa una descrizione particolareggiata, dall’aspetto imprenditoriale a quello umano e caratteriale.

R) Lillo Mauro è stato un imprenditore di notevole spessore, con una enorme cultura del lavoro, attento, un grande senso del dovere e la capacità di saper misurare i propri passi. Ma anche un uomo di una simpatia straordinaria, battuta sempre pronta ed una grande predisposizione a sdrammatizzare le situazioni soprattutto nei momenti di maggiori difficoltà. Bontà d’animo esagerata che poi è una caratteristica che accomuna l’intera famiglia. Anche se quest’ultimo aspetto non sempre paga.

D) In che senso?

R) Nel senso che a volte, l’eccesso di generosità, ti può portare a pagarne le conseguenze, soprattutto se i tuoi interlocutori hanno valori umani che vanno esattamente dalla parte opposta. La Mauro Caffè, anche dopo la sua espansione a livello mondiale, ha mantenuto principi e filosofia tramandati da nonno Demetrio. Il concetto di unione alla base di tutto, un rapporto quasi familiare anche con i collaboratori. (collaboratori appunto, come sono stati sempre chiamati i dipendenti della Mauro Caffè).

D) E poi quel legame simbiotico tra i fratelli Lillo e Ninì…

R) Quasi la stessa persona. Identico modo di ragionare, perfetta sintonia nelle scelte, la condivisione totale di soddisfazioni e dolori. Hanno portato avanti e fatto crescere l’azienda in maniera esponenziale, grazie a quella cultura del lavoro che li ha sempre contraddistinti, per mio padre la scomparsa di zio Lillo è stato un colpo durissimo.

D) E quel senso di appartenenza…

R) Quel senso di appartenenza che ci ha portato tutti a ritornare nella nostra città. Si sentiva il bisogno di aiutare in qualche modo Reggio nella sua crescita e dopo gli anni vissuti a Milano, si è deciso di tornare alla terra natale. Le racconto un aneddoto. Latina ci offriva l’opportunità di costruire gratuitamente uno stabilimento in quel territorio. Pur avendo, quindi, un vantaggio economico notevole, proprio per quel senso di appartenenza ed affrontando costi esorbitanti si è pensato fosse più utile creare posti di lavoro nella nostra città. A Campo Calabro siamo stati gli apripista di una zona diventata poi a tutti gli effetti un polo industriale.

D) Tra i vari incarichi, anche quello della presidenza in Confindustria.

R) Negli anni in cui ha ricoperto questo ruolo, fu il primo a sostenere la candidatura di Luca Cordero di Montezemolo alla presidenza nazionale. Quest’ultimo riconobbe davanti ad una ricca assemblea, il lavoro svolto nella città di Reggio Calabria e le varie iniziative intraprese per lo sviluppo e la crescita. Grazie alla sua incisività migliorarono i rapporti tra le imprese e gli istituti di credito. Fu molto attivo anche a livello regionale.

D) Come ha vissuto gli anni in cui ci furono quelle vicende giudiziarie che coinvolsero la famiglia.

R) Allora ricopriva ancora il ruolo di presidente di Confindustria. E’ stata una vicenda che ha colpito tutti. A lui le contestazioni arrivarono in un secondo momento. Rimase sconvolto proprio in virtù di quei valori a cui si faceva riferimento in precedenza. Fu molto provato da questa vicenda, dal punto di vista umano e fisico. Ha senza dubbio segnato la sua e la nostra vita profondamente.

D) E poi la grande passione per il calcio.

R) Mio zio Lillo è stato per qualche anno dirigente della Reggina, parliamo di quelle stagioni vissute nei campi polverosi della serie C. Poi la decisione di accostare il nostro marchio alla Reggina di Lillo Foti, con una cavalcata straordinaria fino alla promozione in serie A. Otto anni indimenticabili. Lui viveva questa partnership più da tifoso, sempre concentrato su due fronti. Il percorso nella massima serie dell’amata Reggina e quello della squadra del cuore, la Juventus.

D)  Cosa perde la città, l’imprenditoria, la comunità, con la scomparsa di Lillo Mauro.

R) Perde un uomo di larghe vedute, un imprenditore capace, che aveva basato la sua politica di vita sul fare, una persona straordinariamente attaccata alla terra d’origine.

Il ricordo più significativo a livello personale?

Nel giugno 2008, arrivando da Milano, entrai nella sua stanza per salutarlo con il consueto bacio sulla fronte. Mi abbracciò dicendomi: buongiorno presidente. Lasciava l’incarico dopo più di venti anni ed a me toccava il gravoso peso della successione. Avvenne in quel momento il passaggio del testimone, ma gli feci notare che, per tutti noi, sarebbe stato sempre lui il nostro presidente.

Michele Favano

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