Il mito di “Leopoldo Trieste” di Gaetano Pizzonia

Leopoldo TriesteHa recitato in circa 170 film, da “Preludio d’amore” nel 1946 a “Il Consiglio d’Egitto”, 2001: l’ultimo film. Tantissimi i personaggi interpretati: fra Michele da Cesena ne “Il nome della Rosa”; Carmelo Patanè in “Divorzio all’italiana”; il barone Rizieri-Grifeo-Zappalà in “Sedotta e abbandonata”; il signor Roberto ne “Il Padrino parte II”; il padre del Giudice Levatino ne “Il Giudice ragazzino”; Lucio Piccolo ne “Il Manoscritto del Principe”; Leopoldo il drammaturgo sognatore in “I Vitelloni”. Stiamo parlando di Leopoldo Trieste (Poldino per gli amici) reggino del Rione Ferrovieri, alla foce del Calopinace. A lui è dedicato “Il mito di Leopoldo Trieste” di Gaetano Pizzonia (pag. 128 € 12,00) Laruffa Editore. Leopoldo Trieste colpisce per il suo volto espressivo, sognatore con uno sguardo profondo che guarda lontano e sembra contenere il mondo: ricorda Chagall. Ma chi è stato realmente? Attore di cinema, teatro e televisione; soggettista e sceneggiatore: ma, soprattutto, drammaturgo. Secondo Bruno Gemelli – lo scrive ne “Il grande otto. Storie dimenticate di Calabria” (pag. 256 € 15,00) Città del Sole Edizioni – apparteneva a una famiglia di ebrei aschenaziti. E Leopoldo Trieste dedica all’ antisemitismo uno dei suoi drammi più celebri: “Cronaca”. Così chiamato perché secondo lui tutto ciò che la mente umana può inventare: è già accaduto. “Cronaca” fu rappresentato per la prima volta al teatro Excelsior di Milano e poi trasmesso alla radio e in televisione. Esiste anche una versione cinematografica “Febbre di Vivere” diretto da Claudio Gora con Marina Berti, Marcello Mastroianni ed Eleonora Rossi Drago. Il 12 ottobre 1995 fu rappresentato al Deuteches Theater di Berlino con il titolo “L’abbraccio”. Riscosse un notevole successo di pubblico e critica. Il 27 gennaio 2003 Leopoldo Trieste ci lasciava – in silenzio e con discrezione – con quel garbo e con quella signorilità che ha sempre caratterizzato la sua vita.

Tonino NOCERA

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