L’incontro con l’Altro nell’età adulta

03\10\2013 – Se l’inizio dell’adolescenza, da un punto di vista biologico, è ben definito, la sua fine resta ambigua, per cui è difficile stabilire con chiarezza l’inizio dell’età adulta. Non sono, infatti, pochi i giovani, che oggi, continuano a vivere in casa, con la propria famiglia d’origine, e i motivi possono essere diversi: dalla difficoltà di trovare un’occupazione lavorativa, alla mancata conquista di un desiderio di autonomia reale, al fatto che i genitori amano considerare i loro figli come “eterni bambini” da proteggere e tenere con sé per sempre. Quando possiamo, quindi, parlare di età adulta? Su un piano psicologico, possiamo considerare l’entrata nel mondo del lavoro, come un momento importante nel divenire adulti. Questo perché, oltre ad imporre doveri, fatiche e creazione di rapporti interpersonali, tutti fenomeni che richiamano il periodo scolastico, il lavoro permette di sperimentare una nuova condizione: il percepire un certo potere garantito da una propria indipendenza economica. È grazie a questa forma d’indipendenza, che il giovane comincia a sentire il bisogno di staccarsi dal proprio nucleo familiare e avvicinarsi a una persona per crearne uno nuovo: ancora una volta i rapporti cambiano! Il bisogno del giovane adulto è, adesso, quello d’incrociare la propria vita con quella di un’altra persona. L’incontro, non si focalizza più soltanto nel “qui ed ora”, ma si basa sul desiderio di progettare insieme. L’esigenza di costruire un futuro insieme, diviene primaria in questa fase. L’intimità con il partner è, ora, connessa alla formazione di una creazione stabile. È in questo periodo, che avviene l’incontro maturo con l’altro. Questo, è un momento forte, importante e per niente semplice. È ben lontano dall’idea che ci si crea da bambini, attraverso la lettura di favole e racconti, dove tutto sembra avvenire in maniera naturale e fluida. Incontrare realmente l’altro, vuol dire essere pronti a mettersi in discussione, talvolta scendere a compromessi. Una delle frasi che, ultimamente, mi è capitato di sentire è “Io sono fatto così!”. Credo che questo sia indice di un atteggiamento tipico di chi non vuol mettere in discussione se stesso e le posizioni assunte ed è, probabilmente, abituato a vivere le relazioni in funzione dei propri bisogni. Appare chiaro, come quesob_1642cbd123bae987056d8fa3e62eeedb_manito non facilita, quella che dovrebbe essere, invece, la vera relazione che è fatta di conoscenza, presa in considerazione, accettazione e talvolta soddisfacimento dei bisogni dell’altro. Per costruire relazioni autentiche, ci vuole un gran sentimento , che nell’atto pratico si trasforma in impegno. Impegno di vita quotidiana, fatta di reciprocità e condivisione di compiti. Bisogna, inoltre, essere consapevoli che lo scambio reciproco, non avviene sempre in contemporanea, ma è caratterizzato da sfasature temporali in cui, uno dei due partner dà senza ricevere e viceversa. È in questi periodi di riduzione della partecipazione alla vita di coppia da parte di uno (che  può avvenire per motivi di natura diversa quali: stress lavorativo, o problemi di salute…) che dovrebbero dominare la pazienza e la tolleranza nel rimanere in una situazione di “credito” da parte dell’altro. Per poter facilitare la situazione, sarebbe bene riuscire a ritagliare, nella quotidianità, degli spazi di tempo per la coppia, in cui potersi ritrovare. Questi spazi fatti di intimità, affetto e dialogo, dovrebbero permette alla coppia di “riempirsi” per riuscire ad affrontare meglio i periodi di lontananza. Relazione matura, fatta quindi di comprensione e in parte sofferenza, ma non solo, fatta anche della possibilità di poter cogliere le sfumature della vita, imparando a guardarle non solo più con i nostri occhi. L’incontro con l’altro e la nascita di una relazione sana, permettono, quindi, di potersi spogliare delle proprie paure, di farsi conoscere totalmente senza il timore di essere respinti. Incontrare l’altro, vuol dire scegliere di prendersene cura rispettando i suoi bisogni, i suoi tempi e i suoi spazi. Una sana relazione, è infatti una relazione in cui l’IO e il TU non si confondono, ma rispettano quel confine necessario per completarsi  creando  un NOI.

Dott.ssa  Antonella Mento, psicologa

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