Priebke crea imbarazzo anche da morto

Museo e Memoriale della Shoà a Gerusalemme
Museo e Memoriale della Shoà a Gerusalemme

Sono passati 69 anni dal massacro delle Fosse Ardeatine avvenuto a Roma nel marzo del 1944.  Ne sono passati 70 dal 16 ottobre 1943 quando vennero deportati dal ghetto di Roma gli ebrei italiani.  Ed alla vigilia di quest’ultimo anniversario ecco che si riapre una ferita forse mai chiusa per la città’ di Roma e per il popolo ebreo, ma anche per chi non vuole dimenticare perchè quello che è avvenuto non succeda più. Muore all’età di 100 anni l’ex capitano delle SS Erich Priebke, responsabile del massacro delle Fosse Ardeatine per cui stava scontando, agli arresti domiciliari in un’abitazione romana, l’ergastolo. Un soldato al servizio di una “dittatura sanguinaria”, mai pentito di ciò che aveva fatto anzi rinnegando fino alla fine l’Olocausto, un uomo fedele a se stesso ed alle sue idee. È per questo che sono nate tante controversie sia sui funerali che sulla sua sepoltura. Il Vicariato allontana l’ipotesi di un rito religioso nella capitale, il sindaco di Roma Ignazio Marino ribadisce “solo un rito privato”, il Prefetto e la Questura vietano celebrazioni solenni. Qualcuno invece, ne celebra le “gesta”, su Facebook è stato creato un gruppo a cui hanno aderito già in molti. Qualcuno vicino all’abitazione scrive “onore a Priebke” con accanto una svastica. In tutto questo il problema della salma. Ignazio Marino ha comunicato che farà ogni azione per evitare che Erich Priebke venga sepolto a Roma ed in tutto il territorio comunale. L’Argentina, dove Priebke voleva essere sepolto accanto alla moglie, ha dato ordine di “respingere ogni procedura che possa permettere l’ingresso nel paese del criminale” precisando “che gli argentini non accettano questo tipo di offese alla dignità dell’uomo” (Ministro degli Esteri dell’Argentina Hector Timerman). “Di fronte alla morte di Priebke non si piange e non si ride perché in nessuno dei due casi le vittime potrebbero tornare indietro, in vita” commenta il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, “Resta l’amarezza – continua – per una figura che non si è mai pentita di ciò che ha compiuto e si è sporcata le mani di sangue come tutte le truppe naziste. Ora le sue vittime sono ad attenderlo lassù in cielo, nella speranza che ci sia giustizia divina”. “La nostra voce, e quella dei nostri figli, devono servire a non dimenticare e a non accettare con indifferenza e rassegnazione, le rinnovate stragi di innocenti. Bisogna sollevare quel manto di indifferenza che copre il dolore dei martiri! Il mio impegno in questo senso è un dovere verso i miei genitori, mio nonno, e tutti i miei zii. E’ un dovere verso i milioni di ebrei ‘passati per il camino ‘, gli zingari, figli di mille patrie e di nessuna, i Testimoni di Geova, gli omosessuali e verso i mille e mille fiori violentati, calpestati e immolati al vento dell’assurdo; è un dovere verso tutte quelle stelle dell’universo che il male del mondo ha voluto spegnere… I giovani liberi devono sapere, dobbiamo aiutarli a capire che tutto ciò che è stato storia, è la storia oggi, si sta paurosamente ripetendo.” (Elisa Springer, Il Silenzio dei Vivi)

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About the Author: Katia Germanò