Legge Severino, le quattro cose da sapere

Cosa prevede. Come mai scuote il governo

ministro paola severinoIl Popolo della libertà (Pdl) la bolla come incostituzionale. Secondo il procuratore generale della Cassazione Vito d’Ambrosio «crea più problemi di quanto ne risolva». E ora proprio la Suprema Corte ha approfondito la sua esegesi, lanciando un assist d’oro a Berlusconi sul processo Ruby. La legge Severino l’hanno deliberata (quasi) tutti. Ed ora sembra non piacere a nessuno. Appoggiata dalla strana maggioranza del governo tecnico di Mario Monti, oggi spezza e divide le larghe intese di Enrico Letta e Angelino Alfano. Ma divide anche i costituzionalisti e la magistratura, tanto che le sezioni riunite della Cassazione sono chiamate a spiegare la corretta definizione. Ecco i quattro punti chiave per comprendere perché la legge corre il rischio di divenire ancora di più terreno di battaglia.

1. I condannati non possono proporre la loro candidatura per sei anni

La legge Severino o «Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità» è il decreto legislativo (il 235 del 2012) previsto dal ddl 190 del 2012 sulla corruzione nella pubblica amministrazione diventato legge il 31 ottobre 2012, il decreto è entrato in vigore il 5 gennaio 2013. Voluto dal governo tecnico di Mario Monti per abbattere la corruzione della politica italiana, L’articolo 1 annuncia che i condannati a oltre due anni di reclusione per ‘delitti non colposi’, quindi compiuti volontariamente, per reati punibili con almeno quattro anni, non possano candidarsi per sei anni. La legge inoltre introduce il reato di traffico di influenze per coloro che, sfruttando relazioni con un pubblico ufficiale, si fanno dare soldi o altri benefici, e modifica le norme sulla corruzione tra privati e quelle sulla concussione.

2. Ogni camera decide autonomamente

L’articolo 3 tratta «l’incandidabilità intervenuta nel corso del mandato parlamentare». Dice la legge: «Qualora una causa di incandidabilità di cui all’articolo 1 sopravvenga o comunque sia accertata nel corso del mandato elettivo, la camera di appartenenza delibera ai sensi dell’articolo 66 della Costituzione». Ma la Carta rimanda alla decisione di ciascuna camera: «Ciascuna camera», spiega l’articolo 66, «giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità». Nel caso di Silvio Berlusconi, condannato a quattro anni per frode fiscale, dunque tutto è rimandato alla decisione del Senato, prevista tra il 12 e il 13 novembre.

3. Per quale ragione è considerata incostituzionale

Oggi a un anno da quel voto, ci si accorge che non può essere irretroattiva. A sostegno di questa tesi si sono espressi i tre illustri giuristi Nicolò Zanon, Beniamino Caravita e Giuseppe De Vergottini, hanno dichiarato dubbi sulla sua costituzionalità, proprio perché la considererebbero retroattiva. Quindi, per esempio non dovrebbe essere applicata a Berlusconi perché i reati (la frode fiscale sulla compravendita dei diritti Mediaset) sono avvenuti prima dell’introduzione della legge.

4. La dualità sul reato di concussione

Il 24 ottobre 2013 il procuratore generale della Cassazione Vito D’Ambrosio ha duramente giudicato nella sua requisitoria, la legge Severino, causa che «crea più problemi di quelli che risolve perché nelle norme c’è mancanza di indicazioni nitide», ». E proprio la Suprema corte ha rivisto la sua interpretazione: condanne più dure per concussione solo per chi «limita radicalmente» la libertà del soggetto sul quale fa pressione, mentre sentenze più miti – con prescrizione breve e senza pena accessoria – per le forme di «pressione non irresistibile». Un assist che l’avvocato Coppi, legale del Cav è pronto a sfruttare nell’Appello del processo Ruby. La famosa telefonata di Berlusconi in Questura per affidare la marocchina Ruby a Nicole Minetti finisce quindi nella categoria del penalmente irrilevante. La nuova legge anticorruzione, infatti, che distingue tra la concussione per costrizione e per induzione riconosce colpevole anche la vittima. Il decreto 235 infatti aveva modificato l’articolo 317 del codice penale dedicato alla concussione, cioè il reato compiuto da un pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che  impone il pagamento di tangenti «o altra utilità». La legge Severino ha diviso il reato in due, da una parte la concussione per costrizione, dall’altra quella per induzione che può implicare anche la colpevolezza della vittima. I tribunali hanno difficoltà a gestire i due nuovi reati, per cui sono previste pene differenti. Si veda il caso del processo Ruby, appunto: secondo i pm Berlusconi era colpevole di induzione, ma i giudici l’hanno condannato per costrizione. Secondo il magistrato D’Ambrosio della Suprema corte, con il reato di induzione «sarà difficilissimo avere il contributo, nelle indagini, dei soggetti passivi del reato che adesso vengono incriminati». CANCELLIERI: «IN CASO DI ERRORI CI INCHINIAMO ALLA CASSAZIONE». Il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, interpellato in merito, ha dichiarato: «Sono convinta che Paola Severino come ministro abbia lavorato con il massimo impegno, ma quando si fa una legge qualcosa si può sbagliare: la Cassazione svolge il suo controllo e noi ci inchiniamo di fronte al giudizio della Cassazione, qualunque esso sia».

(PepGiann)

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