Vietato l’accesso ai bambini disabili: la burocrazia comunale dia una spiegazione

disabile-a-scuolaAttraverso una nota firmata da Sabina Berretta, Reggente per Calabria del Coordinamento Nazionale Famiglie Disabili Gravi e Gravissimi, la città di Reggio Calabria viene a conoscenza di un fatto grave, gravissimo: “il Comune ha comunicato che per l’iscrizione agli asili Comunali per l’anno 2014-2015 è vietato l’accesso ai bambini disabili causa mancanza di fondi da destinare alle nomine degli insegnanti di sostegno. Non è una novità che gli asili statali di Reggio Calabria siano insufficienti a garantire la frequenza di tutti i bambini disabili reggini, tenendo conto che in ogni classe il rapporto è di 1 bambino disabile per ogni 25 alunni”

E’ una vergogna, autentica. Non ci sono spiegazioni di sorta a giustificare un provvedimento razzista, penalizzante che non può essere liquidato con un semplicistico e pleonastico “non ci sono fondi”. Negare ai bambini tutti, specie a quelli più bisognosi uno spazio di socializzazione e svago come l’asilo ha tutte le caratteristiche di un gioco al massacro perpetuato sui più deboli, sul nostro futuro che, comunque, andrebbe salvaguardato.

Come Comune, con questo ultimo provvedimento , possiamo pregiarci di aver toccato il fondo, rasentando il culmine dell’inciviltà, perché la civiltà di una città si misura con i servizi che il Comune è in grado di garantire alle fasce più deboli , oltre che essere un provvedimento discriminante che viola la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, divenuta Legge italiana nel 2009” continua Sabina Berretta ed ha ragione. Ragione da vendere.

E’ però l’impostazione finale della nota firmata dalla signora Berretta che non ci trova d’accordo: tra le mille indagini legate al Comune di Reggio Calabria e ai suoi conti (indagini che hanno visto protagonisti Ministero Economica, Corte dei Conti, Magistratura e Forze dell’Ordine, e che vedono ancora in corso un processo Penale) non è emerso alcun elemento che faccia ipotizzare un’appropriazione indebita di fondi pubblici da parte di politici. I soldi scarseggiano, è vero, ma scarseggiano in tutta Italia. Il Sindaco di Ravenna, la scorsa settimana, denunciò sulle reti nazionali la sua impossibilità ad “asfaltare le strade ormai divenute colabrodo” per mancanza di fondi. Il Presidente Nazionale dell’Anci ha parlato di “comuni italiani” ai limiti della sopravvivenza. Insomma i soldi sono finiti alla fonte, certo a Reggio siamo riusciti (come nostra consuetudine ad esasperare ogni polemica, colpendo e demonizzando un capro espiatorio, come tanto ci piace) e finendo spesso (anzi sempre) per non centrare mai il”nocciolo della questione”.

Ci chiediamo infatti perché, anche in questo caso, la burocrazia comunale, quella che viaggia a cento mila euro lordi annui di compenso, non venga mai tirata in ballo: non sia mai chiamata a rispondere delle sue responsabilità, che pure sembrano emergere costantemente ed in modo assai grave. Ci chiediamo cosa abbia fatto per la nostra città questa stessa burocrazia che da 16 mesi governa in assenza della politica. E ancora ci chiediamo come mai, negli altri comuni italiani anche in quelli con un debito molto superiore a quello reggino, i servizi per le fasce deboli non vengano sfiorati mentre a Reggio si tagliano le agevolazioni sulle tasse, si tolgono i servizi indispensabili come il trasporto e, in ultimo, si vieta ai bambini disabili di “socializzare, elemento questo indispensabile “per sviluppare la crescita di qualunque bambino, a maggior ragione quando ad essere interessati sono bambini disabili che non hanno quella sufficiente autonomia e sono limitati nell’ incontrare i compagni fuori dal contesto scolastico”.

Una volta tanto prendiamocela con la burocrazia, facciamo ce questa risponda. Facciamo che questa ci dia una spiegazione sul suo operato: perché ricordiamo che la politica passa, i burocratici restano per 40 anni al proprio posto.

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