Il Potere di Facebook

facebook-web-marketing1Annamaria Milici – Romantiche nostalgie: lettere d’amore scritte a mano, pensieri sparsi cancellati mille volte prima di raggiungere “la perfezione”; sentire il telefono fisso squillare e dalla cameretta catapultarsi sulla cornetta prima di un altro componente della famiglia nella speranza di rispondere alla voce desiderata dopo pomeriggi di attesa; aspettare ansiosamente il sabato per uscire, correre velocemente giù per le scale e vedere al di là del portone il tuo migliore amico! Nastri ingialliti questi “ricordi d’epoca”, eppure dalla realtà l’unico filtro che ci separa è “solo” un computer. Qualsiasi stato d’animo,  decisione importante o meno, posizione o preferenza, sono dettagliatamente documentate sulle pagine dei social network. Addio riservatezza!  Volontariamente o casualmente ci ritroviamo ad essere protagonisti anonimi di un sistema che vigila sul globo. Tra pubblicità e suggerimenti di pagine che potrebbero catturare la nostra attenzione, siamo anche agevolati nelle scelte senza la necessità di attivare gli ingranaggi del nostro cervello!  Facebook è stato fondato il 4 febbraio 2004 da Mark Zuckerberg all’epoca studente diciannovenne presso l’università di Harvard, con l’aiuto di Andrew McCollum e Eduardo Saverin; successivamente, si espanse all’Università di Stanford, alla Columbia University e all’Università Yale. Questa espansione continuò nell’aprile del 2004 quando si estese al resto della Ivy League, al MIT, alla Boston University e al Boston College. Il dominio attuale, facebook.com, fu registrato soltanto in seguito, tra l’aprile e l’agosto 2005, e molte singole università furono aggiunte in rapida successione nell’anno successivo. Quindi il 27 febbraio 2006 Facebook si estese alle scuole superiori e a grandi aziende. Dall’11 settembre 2006, chiunque abbia più di 13 anni può parteciparvi. Se lo scopo iniziale era di far mantenere i contatti tra studenti di università e licei di tutto il mondo, con il passare del tempo si è trasformato in una rete sociale che abbraccia trasversalmente tutti gli utenti di Internet. Facebook nasce quindi, nell’idea dei suoi fondatori, come un sistema per tenere connessi universitari; poi si espande ad altre università, quindi al mondo della scuola in generale e infine alla società tutta. Idea geniale che si è trasformata nel corso del tempo da network universitario in macchina da soldi! Il denaro è il motore che muove i circuiti in netto sviluppo e sui quali si può puntare per conquistare ampi raggi di consenso e successo, e chi ha finanziato questo social inizialmente “casalingo” e non così ambizioso, aveva già intuito il potenziale esagerato di questo sistema che detta regole. Un vero e proprio analizzatore di mode, tendenze, preferenze, informazioni della popolazione, e la punta di diamante non è altro che l’utente. L’utente, che con le sue scelte giornaliere spiattellate pubblicamente, crea insieme a quelle di tutti gli altri una rete che come uno specchio riflette esattamente ciò che alla maggior parte piace. Nato per mettere in contatto persone da tutte le parti del mondo, oggi è simbolo di popolarità. Ma, nonostante l’altare innalzato, “Facebook non è Vangelo”. Coloro che non hanno registrato la loro identità sul social che dopo tanti anni rimane comunque in prima linea, possono dirsi ancora “liberi” (anche se effettivamente in rete chiunque può essere rintracciato e facebook sembra essere il male minore). La precauzione da utilizzare per non diventare schiavi (anche se già lo siamo) è il buonsenso. L’utilizzo spasmodico, quasi obbligatorio della piattaforma virtuale, ha portato ad affrontare questioni  dal peso determinante sulle pagine del social e dei social network in generale, che distolgono l’ attenzione dal vero campo d’azione: la vita vera! Politicamente, psicologicamente ed economicamente, questa socializzazione  ha i suoi pro e i suoi contro, ma, l’uomo è sempre la ragione, l’inizio e la fine, è colui che realmente può e deve cambiare il corso delle cose per ridimensionarle e per interrompere quei circoli viziosi tramutandoli in virtuosi.

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