L’Italia di oggi e l’economia di domani!!

di Leo Iiriti – Questa settimana è stata ricca di novità positive o negative, questo ancora è da sapersi, il dato certo è che l’Italia ha bisogno di una inversione nel breve periodo. Si deve rilanciare una politica forte, stabile, decisa, che sappia proporre quel giusto cambio di passo che tanto si chiede, perché la situazione è davvero insostenibile.

L’Europa vuole le riforme e, a quanto pare, chiede delle misure, per ridurre il debito pubblico, molto incisive, anzi radicali. Lo scherzo telefonico, che la trasmissione radiofonica la Zanzara ha fatto all’ex Ministro Barca, dimostra come ci sia una evidente difficoltà nel proporre una manovra sostenibile, che sappia raccogliere il consenso non solo dell’Europa ma anche di tutti i gruppi di potere che oggi determinano l’andamento della vita politica italiana. Da quello che dice Barca, si evince che ci sono molti trasversalismi che si incrociano a loro volta, e fra questi, si pone quello più autorevole di tutti che è rappresentato dall’Unione Europea, che chiede tagli che praticamente l’Italia oggi non si può permettere.

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foto di GNS

La spesa pubblica che nel nostro paese ha sempre determinato la stabilità politica e sociale, oggi sarebbe determinante, perché solo massicci investimenti statali potrebbero sbloccare questo momento, caratterizzato dalla mancanza di liquidità da parte dei privati. La situazione è la seguente: le imprese non hanno liquidità e le banche non ne erogano, perché per tempo non si è intervenuti per affrontare il problema. Oggi purtroppo molti imprenditori si rivolgono agli istituti di credito non per affrontare investimenti in conto capitale, ma invece, per pagare debiti contratti a causa di una mancanza di lavoro e di ritardi nei pagamenti. Cosa comporta tutto questo? I privati, rivolgendosi alle banche per pagare i propri debiti, si espongono contraendo altro debito, mettendo beni a garanzia, dopo una vita di sacrifici, tutto questo ci porta ad un sicuro fallimento imprenditoriale.

Allora noi diciamo: apriamo agli stranieri, facciamoli investire, ma anche qui la situazione è molto complessa. L’Italia ha una tassazione esagerata, una instabilità politica stravolgente,un costo del lavoro eccessivo per un mercato sempre più globalizzato, una giustizia civile con tempi molto lunghi. Quindi, ad oggi, anche questa pista è da scartare. Allora cosa ci rimane? A quanto pare, in base a quello che ha detto l’ex Ministro Barca, ci dovrebbe essere una patrimoniale con la quale ricavare 400 miliardi di euro, perché questi sono i numeri e questo vuole l’Europa.

Solo che i 400 miliardi servirebbero a diminuire il debito, ma il piano d’investimenti per il futuro deve permetterci di sforare il 3% imposto dai parametri di Maastricht, a meno che non si voglia privatizzare una serie di settori che rientrano nel bilancio dello Stato. Paradossalmente, sebbene tutti si concentrino sui costi della politica, che a quanto ci comunicano dovrebbero ammontare a circa 2,5 miliardi di euro, il grosso della spesa grava sulle pensioni, sugli stipendi degli statali, e nell’ambito degli enti locali su trasporti e sanità.

Quindi siamo qui ad un bivio: o ci uniformiamo alle regole che ci impone la Germania, cedendo anche le quote delle società italiane strategiche, privatizzando ed esautorando il ruolo dello Stato, oppure si deve seriamente andare a Bruxelles per rinegoziare il debito, e ridiscutere i parametri di Maastricht. Dal 2015 dovrà entrare in vigore il fiscal compact che dovrebbe successivamente far nascere gli eurobond.

La partita italiana con l’Europa si giocherà tutta nel 2014. Bisognerà solo vedere se la nostra politica sarà considerata affidabile dagli altri paesi in difficoltà dell’eurozona, a tal punto da creare un fronte comune, in grado di chiedere un cambiamento, oppure bisognerà svendere tutto, e accettare di essere un paese ultimo della classe che, per non fallire, ha dovuto vendere tutto, cedendo definitivamente la sua sovranità nazionale.

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