L’Italia e le sue riforme !

di Leo Iiriti – La politica oggi si esprime attraverso una parola: riforme. L’Italia deve essere cambiata perché in questo modo non si può più andare avanti. Il libro di Alan Freedman, “Ammazziamo il Gattopardo”, ha messo in luce una realtà che deve essere stravolta e combattuta, ma non alla maniera italiana, quindi con la logica del Gattopardo, “cambiamo tutto per non cambiare nulla”, ma nella sua profondità. L’indirizzo di gestione dello Stato prevede che si proceda attraverso una logica di priorità. Cambiare oggi la nostra Costituzione modificando il bicameralismo perfetto, promuovendo un nuovo asset di governo, credo che sia un progetto molto ambizioso, che non possa essere realizzato in questo momento di profonda debolezza della politica. italia_cartinaGli italiani, quando hanno votato, non hanno fatto vincere nessuno, perché nessuno aveva la formula per venire fuori dal cosiddetto tunnel dei problemi. La vera riforma costituzionale, se veramente la si vuole fare, non è quella del bicameralismo perfetto, ma è quella della eventuale Repubblica Presidenziale o Semi-Presidenziale. Eliminare una camera per dare maggiore impulso legislativo è da tenere in considerazione, perché un progetto di legge per essere approvato non può aspettare dai sei mesi ai due anni, quindi, serve una maggiore concretezza. Ma ritengo che sia utile capire se in Italia oggi chi vince debba governare pienamente, oppure se ancora non debba avere pieni poteri per affrontare il compito che gli elettori hanno affidato.

Cambiare nuovamente le regole sul titolo V della Costituzione, significa cambiare l’impalcatura dello Stato che nel tempo ci siamo costruiti. Intervenire sul mercato del lavoro e alla fine affrontare la crisi economica facendo delle proposte concrete. È un elenco molto lungo, credo che, per intervenire in maniera efficace, ci voglia del tempo, non sono cose che possono farsi con una riforma al mese. Sono argomenti molto ampi, che necessitano di una maggioranza parlamentare coesa. Diciamo la verità, le vere priorità che oggi i cittadini vogliono che venga affrontata è quella legata all’occupazione, alla domanda e alla liquidità. Per rilanciare l’occupazione è sicuramente utile ridurre il cuneo fiscale, ma il vero problema è la domanda. Faccio un esempio: lo Stato propone all’imprenditore di assumere un operaio che costa al lordo 2500 euro, lo Stato ne mette 2000 e l’imprenditore 500, quest’ultimo se non vedrà una ripresa della domanda risponderà di non essere interessato. Allora bisogna intervenire sugli investimenti. Quindi abbiamo bisogno di liquidità, e allora a chi ci rivolgiamo? Alle banche. Le banche hanno chiuso la linea di credito alle imprese, ci sono investimenti più redditizi sui mercati finanziari che nell’economia reale. Quindi cosa fare? Se i privati non possono assumere e non hanno i soldi per rilanciare la domanda, allora chi deve occuparsi di questo problema?

Per l’Europa, lo Stato deve tagliare la spesa pubblica, e poi eventualmente pianificare investimenti. Allora chi rimane? Houdini è morto qualche anno fa e il mago Zurlì è andato in pensione. Vorrei chiaramente capire quale debba essere la manovra da realizzare senza fare prelievi forzosi nelle tasche dei cittadini. L’Europa chiede maggiore efficienza e ciò è corretto perché ci sono molte opere incompiute, ma queste ricette nel loro complesso non portano a dei risultati. La Germania, dopo la Seconda Guerra Mondiale, è riuscita a risollevarsi, perché gli americani avevano azzerato il debito di 700 milioni di dollari che i tedeschi avevano contratto all’epoca con gli Stati Uniti, altrimenti non sarebbero mai riusciti a risollevarsi. Quindi il loro essere rigorosi sul debito francamente fa ridere. Altro aspetto che, a mio parere, meriterebbe di essere considerato perché limita l’azione di riforma, è il conflitto di interessi che si verifica oggi nella stessa Europa: non si possono scegliere negli incarichi chiave di gestione solo chi è stato advisor della Goldman Sachs o altre banche d’affari, perché credo, che gli interessi garantiti, saranno sempre prima quelli dell’1% della popolazione che vuole l’Europa così com’è. La verità è che si potrà riformare l’Italia solo se si avrà il coraggio di riformare l’Europa.

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