Primo Maggio: nulla da festeggiare

Oggi siamo tutti a riposo per questa festività che tanto ha sempre significato per molti di noi.1maggio Ma non riusciamo ad essere allegri. Non riusciamo a festeggiare. Non riusciamo a rendere omaggio a questa festa, nemmeno noi che potremmo godere di un giorno di meritato riposo. Non abbiamo, infatti, nulla da festeggiare. Non abbiamo da festeggiare la capacità di dare a ciascuno dei nostri figli un futuro lavorativo o di garantire a quelli che, tra loro, amano dedicarsi allo studio ed alla ricerca la possibilità di farlo nella nostra bella Italia. Non abbiamo da festeggiare la capacità di garantire un posto di lavoro a tanti padri di famiglia, che vivono nella eterna depressione di non poter mantenere le proprie famiglie. Non solo non creiamo nuova occupazione, non riusciamo a garantire quella esistente. Non abbiamo da festeggiare la capacità di aver messo in campo serie politiche di redistribuzione del reddito, tali da garantire l’incremento dei consumi e la crescita economica, con conseguente sviluppo della occupazione. Ma non siamo riusciti neanche a garantire la corretta distribuzione del reddito tra lavoratori e moderni imprenditori (cioè i Manager pubblici o privati che siano). Non abbiamo nulla da festeggiare, perché non siamo riusciti a creare un vero mercato di libera concorrenza che, attraverso l’autoregolamentazione dei costi per energia, trasporti, servizi bancari ed assicurativi, rendesse i prodotti del made in Italy più competitivi. Non siamo, quindi, riusciti a contrastare la delocalizzazione produttiva. Non abbiamo nulla da festeggiare, perché sarebbe un oltraggio ai milioni di disoccupati, sottooccupati, precari, ormai vittime di un sistema perverso, che, senza un vero “cambiamento” della politica economica dei Paesi europei, sono destinati ad aumentare sempre. O forse no, forse abbiamo da festeggiare il vero significato del primo maggio, che mi piace ricordare con le note parole di una canzone dialettale nella quale il Cristo in Croce, implorato dal lavoratore sfruttato risponde : “Tu ti lamenti, ma che ti lamenti, pugghja lu bastuni e tira fora li denti” (… ti lamenti, ma di che ti lamenti, prendi il bastone e tira fuori i denti… ). Ecco per questo spero ancora che le cose si possano cambiare, anche se non mi va di festeggiare questo primo maggio, pensando al grande Totò che sicuramente ci direbbe “ma mi facciano il piacere”.

Enzo Cuzzola

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