Il mancato dissesto manda ko i detrattori di Peppe Scopelliti

 

Reggio Calabria
Reggio Calabria

Come volevosi dimostrare: scongiurato il dissesto a Palazzo San Giorgio. Già il Metropolitano, in un articolo di Giuseppe D’Agostino, aveva martedì scorso anticipato che il “famigerato” disavanzo era sceso sotto i 100 milioni. Adesso c’è anche la conferma della Corte dei Conti di Roma che, a differenza di quella Castanzaro, certifica che non ci sono gli estremi per dichiarare il dissesto. In effetti non abbiamo mai avuto dubbi anche perché quando il centrosinistra, e in particolare esponenti del Pd, parlavano di “buco”, il disavanzo era soltanto di 117 milioni di euro. Un’inezia rispetto al deficit di Torino, Roma, Napoli (quanto per citare qualche comune in difficoltà). Eppure la buriana mediatica ha impeversato solo su Reggio con l’unico preciso obiettivo di colpire e abbattere Peppe Scopelliti. La dichiarazione del dissesto, infatti, avrebbe provocato automaticamente l’interdizione e la sua scontata inagibilità politica e amministrativa. Il “grande vecchio” che muove le fila aveva tentato due strade per azzoppare il leader indiscusso del centrodestra calabrese: la via giudiziaria e la via amministrativa.Sulla testa di Scopelliti per mesi e mesi sono rimaste appese queste due spade di Damocle. Una volta che è stato colpito dalla prima (condanna e relativa applicazione della legge Severino), la seconda è diventata ininfluente. E così Reggio può tirare un sospiro di sollievo: non ci sarà più il pericolo del dissesto, bravi i commissari che hanno saputo risanare i conti, conti che come abbiamo visto non erano per nulla disastrosi come i detrattori di Scopelliti hanno lasciato intendere, azionando una “caccia all’uomo” senza precedenti.
Adesso che è stata fatta chiarezza da parte della Corte dei Conti di Roma è opportuno fare qualche riflessione. In Italia purtroppo le regole non sono uguali per tutti. La legge per gli amici si interpreta e per gli avversari si applica. Quello che sta succedendo in questi giorni sul caso Matacena-Scajola è l’ennesima dimostrazione di come in Italia non mancano le discriminazioni. Si sta raschiando il fondo del barile per scoprire gossip, attività illegali, intrighi internazionali. Tutto questo è giusto, sacrosanto nel nome della legge. Ma si rimane perplessi e attoniti su come alcuni casi roboanti siano finiti nel dimenticatoio, nel silenzio più assoluto. Ricordate Marrazzo ex governatore del Lazio? Pescato che frequentava una casa di trans (tra l’altro si recava con la macchina della Regione) dove circolava anche droga è finito in uno scandalo di vaste proporzioni, al quale sono seguiti pure dei delitti. Ci si chiede a che punto siano finite le indagini? Non ci sono stati arresti, addirittura “a zitta ‘e a muta”, come si dice dalle nostre parti, il signor Marrazzo è tornato a lavorare in Rai. Da che parte politica stava Marrazzo? Del centrosinistra, s’intende. Un altro scandalo senza precedenti ha coinvolto Penati, ex presidente della Provincia di Milano e dirigente nazionale del Pd. Sono circolate montagne di euro con il sospetto che siano finiti nelle casse del Pd. Il reato è caduto in prescrizione. Nessuno ha pagato per questa clamorosa ingiustizia: il caso è scivolato nel nulla. Il padre di tutti gli scandali è indubbiamente però quello che riguarda il Monte dei Paschi di Siena in mano da sempre al Pci prima e poi al Pds, al Ds e oggi al Pd. Il caso per alcuni giorni è stato nelle prime pagine dei giornali, ci sono stati degli indagati e soprattutto un suicidio. Di questo scandalo da tempo non c’è più né fumo né fumata. C’è stato qualche arresto marginale, qualcuno ha scritto “hanno sacrificato gli agnelli, lasciando fuori i lupi”. In effetti il politica la sta facendo franca. Il sospetto è che non si stia raschiando il fondo del barile come sta avvenendo per Matacena-Scojola, lo stesso Berlusconi e via discorrendo. D’accordo: il discorso sul mancato dissesto di Reggio ci ha portato a ragionamente apparentemente lontani, ma siccome nessuno più parla di Marrazzo, Penati e Monte dei Paschi è opportuno ogni tanto rinfrescare la memoria, nella speranza che ci sia un giorno un giudice a Berlino in grado di fare chiarezza e giustizia. Si dice, e lo ripetiamo anche noi convinzione, che bisogna avere fiducia nella giustizia perché è vero che la la maggior parte dei magistrati è di livello e imparziale. Certo di fronte allo spettacolo che sta offrendo la Procura di Milano con lo scontro aperto tra Bruti Liberati, il suo sostituto Robledo, lo stesso Pomarici al cittadino cominciano a venire seri dubbi, soprattutto sul ruolo dell’eroina Ilda Bocassini. Adesso Magistratura Indipendente chiede un’ispezione a Milano. Governo e Csm non possono fare finta di nulla e lo stesso Napolitano dovrebbe uscire allo scoperto. Ma lo farà? Per concludere: ci sono tante cose che non vanno in Italia. I cittadini sono più che mai disorientati, in particolare nelle regioni del Sud. Ma i cittadini fin quando ci sarà un barlume di democrazia hanno l’arma per reagire. Reggio Calabria con i sindaci Falcomatà e Scopelliti aveva risalito la china, era diventata una bella città. Italo Falcomatà, nonostante i nemici in casa (è stato quasi sempre osteggiato dal suo stesso partito) ha ridato alla città fiducia e speranza, facendola uscire dall’isolamento. Scopelliti ha dato a Reggio il colpo d’ala, ma poi è stato affossato da trame poi non tanto oscure che hanno fatto precipitare la città. Adesso i reggini hanno l’opportunità di dare una risposta eclatante, favorendo l’ascesa di Peppe Scopelliti, che loro hanno proclamato “il più amato dagli italiani”, verso Strasburgo. L’Europa ha bisogno di uno come lui.

Freccia Del Sud

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