Minasi (NCD) su soppressione sedi distaccate TAR

Clotilde MinasiNon può passare inosservata la comunicazione attraverso la quale il Consiglio dei Ministri ha decretato la soppressione, dal prossimo 1 ottobre, delle sezioni distaccate dei Tribunali Amministrativi Regionali e, tra queste, anche quella di Reggio Calabria. Un’idea di abrogazione che mal si concilia con le necessità di avere una giustizia amministrativa snella ed efficiente a maggior ragione in un territorio come quello reggino. A prescindere da quelle che possano essere le esigenze del Governo in merito a tale decisione, non possono non essere prese in considerazione delle questioni importanti quali i tempi della giustizia che, in caso di sede unica dislocata a Catanzaro appunto, registrerebbero un’inevitabile dilatazione (con conseguenze rispetto all’utente ed agli operatori di diritto) ed un rallentamento di accesso agli iter di cui i Tar si occupano. Tra l’altro, la sezione di Reggio Calabria registra un’imponente mole di lavoro, conclusa con un bilancio positivo nel 2013, pur a fronte della mancanza di personale così come evidenziato nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Nonostante determinate criticità, quindi, tutto l’apparato burocratico che fa capo al Tar reggino ha fatto fronte, con alta professionalità, ad un compito ed un carico lavorativo decisamente strutturati: cosa accadrebbe a tale impegno qualora dovesse concretizzarsi la paventanta soppressione? Ne perderebbe, purtroppo, l’amministrazione della giustizia, alla quale le sedi distaccate, in particolare quella reggina, contribuiscono alacremente grazie alla capacità di compiere il proprio dovere con abnegazione. E’ giusto che il Governo cerchi di adoperarsi verso indirizzi politico – amministrativi che guardino al contenimento delle spese in una fase economica particolare e difficile, ma riteniamo, nel contempo, che certe soluzioni non possano essere prese ‘tout court’ senza un’adeguata analisi dei territori, delle loro specificità e delle loro esigenze. Al contrario, esse devono rispondere a criteri precisi, nel senso che si potrebbero prevedere altri margini di manovra per ridurre le spese e reperire risorse: ad esempio, il ridimensionamento o la chiusura di enti statali, parastatali e strumentali (alcuni magari istituiti decenni orsono ed ancora mantenuti in vita senza senso alcuno) che sono sicuramente meno rilevanti a livello operativo e sul fronte di risposte ai territori ma che gravano comunque sul bilancio dello Stato, pur non essendo particolarmente necessari alla sua adeguata efficienza e non comportando alcuna utilità al cittadino – utente. Come rappresentanti istituzionali è doveroso, quindi, far presente al ministro Angelino Alfano tale condizione, chiedendo una seria valutazione delle ricadute per ciò che concerne l’organizzazione in toto della funzionalità degli uffici giudiziari e, in generale, per la tutela di chi vi si rivolge.

Tilde Minasi

Consigliere Regionale

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