Aldo Libri (SUL), I limiti delle norme che regolano lo scioglimento dei comuni

Doverosa premessa: non nutro alcun dubbio sulla necessità di strumenti forti ed utili a riportare la legalità nelle Amministrazioni Pubbliche e nelle Imprese. Ritengo che siano obbligatori in uno Stato come il nostro che ha un mastodontico problema di criminalità organizzata estremamente pervasiva nell’economia e nelle Istituzioni. Seconda premessa: do per scontato che Magistratura e Forze dell’Ordine o autorità governative, nel momento in cui decidono misure cautelari quali scioglimenti di Consigli Comunali o affidamento di aziende alle curatele giudiziarie di quella natura, siano nel giusto, almeno fino a prove (plurale) contrarie. Tuttavia mi corre l’obbligo di esternare una preoccupazione. Le norme che presiedono a questi provvedimenti sono in sé giuste ed opportune, ma riscontrano limiti di incompletezza o di cattiva utilizzazione. Questo è un problema che riguarda le Istituzioni, le rappresentanze politiche, i Sindacati, le Associazioni di Categoria e le stesse Associazioni Antimafia che più volte ne hanno rilevato difetti che hanno chiestd di eliminare. Chiunque stia dalla parte della legalità assiste con preoccupazione ad errori di attuazione, dovuti a buchi normativi o a problemi gestionali, che possono spingere, in alcune situazioni, a rimpiangere le gestioni inquinate precedenti, sia nel settore pubblico che, a maggior ragione, in quello privato. Le cronache sono piene, da molti mesi, della polemica del SUL con i Commissari Prefettizi di Reggio Calabria in merito alla vicenda PEO e sono altrettanto note le problematiche relative alle disciolte Aziende partecipate comunali reggine. In questi giorni si aggiunge un ulteriore elemento che riguarda la SGS Group, società che gestisce la catena di supermercati Simply, nella quale lavorano un centinaio di dipendenti. Questa azienda è sotto curatela giudiziaria da circa due anni e negli ultimi periodi ha ridotto all’osso i rifornimenti di merce, paradossalmente ed inspiegabilmente proprio più nei settori a maggior valore aggiunto che negli altri. Aggiungiamo che la curatela giudiziaria non ha l’abitudine di colloquiare con il sindacato ed omette perfino, di rispondere alle comunicazioni. Non abbiamo, all’atto, il parere dell’Azienda su tale situazione; non sappiamo se dipenda da cause contingenti ed organizzative, da cambio di marche negli approvvigionamenti, dalla scarsità delle entrate, dal carico del personale o da chissà che altro. Eppure dovrebbe essere noto ed oggetto di discussione e di ricerca di soluzioni. Perciò abbiamo deciso di chiedere al Prefetto una audizione. Noi non intendiamo far affiorare il minimo rimpianto delle gestioni passate ed anzi intendiamo sostenere le iniziative di bonifica istituzionale ed economica del nostro territorio. Mi limito alla considerazione, banalissima, che la legalità riconquistata deve portare trasparenza e soluzione dei problemi, non ulteriori penalizzazioni dei dipendenti e rischio per il loro lavoro e le loro retribuzioni. Di fronte alla prospettiva della perdita del posto di lavoro le chiacchiere stanno a zero.

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