Riforme sì riforme no, il punto …

renzidi Carlo Viscardi – Pochi giorni fa’ 35 senatori, di cui 18 della maggioranza (16 del Pd, più Mario Mauro e Salvatore Buemi) hanno depositato un sub-emendamento che ripropone il Senato elettivo. Ebbene sì, per l’ennesima volta il premier Renzi si vede messo in “discussione” dalla sua stessa maggioranza nonché stessi “compagni” di partito, cui non mettono a rischio più di tanto il voto in commissione, ma il più importante voto in aula, infatti se il governo Renzi ha ottenuto 169 voti al momento della fiducia, ora potrebbe essere determinante l’appoggio di FI e Lega, per far sì che il governo non entri in empasse…. Fra i vari emendamenti, circa 14, uno proposto dal democratico Vannino Chiti sembrerebbe voler mantenere lo “Status Quo” e quindi rendere pressochè vani tutti i discorsi e le parole spese fino ad ora. Paolo Romani, capogruppo FI in senato rassicura dichiarando : “Siamo vicini ad un accordo che spero, nelle prossime ore, si chiuderà”; ed in merito ai 20 subemendamenti, proposti dal suo partito afferma: “I nostri emendamenti mirano a stabilire bene il criterio di proporzionalità nell’elezione dei senatori da parte dei Consigli regionali; < L’Italicum > è la base da cui si parte, ci si ferma e si arriva. Per noi c’è solo quello”. Ma quasi subito smentito da Augusto Minzolini che dichiara: “Sono pronto a votare l’emendamento Chiti; Ora siamo al paradosso: partiamo proponendo l’elezione diretta del Presidente e finiamo accettando senatori non eletti. Cornuti e mazziati”.chiti_vannino_56881 Intanto se sembrava che il M5S di Grillo, avesse lanciato un “salvagente” al governo, ora richiede per il prossimo giovedì, l’ennesimo incontro, e Di Maio in un tweet dichiara : “Renzi non c’è tempo da perdere e tanto da fare; Noi siamo pronti. Incontriamoci giovedì per la legge elettorale”. I botta e risposta non cessano e si aggiungono le dichiarazioni della vicesegretaria del Pd, Debora Serracchiani : “Le riforme non possono essere fermate da Mineo e Minzolini; Abbiamo raggiunto un punto di equilibrio, dopo un lungo confronto. Adesso vanno portate a casa. Ce lo hanno chiesto gli elettori, bisogna rispettarli. C’è un testo, frutto di un lungo confronto, un testo che è il punto di caduta di posizioni diverse. Un compromesso, in cui anche il presidente del Consiglio ha rinunciato a qualcosa a cui teneva, come un ruolo più forte dei sindaci nel nuovo Senato. Noi siamo pronti ancora al confronto con tutti, col gruppo parlamentare del Pd come con Forza Italia o Grillo. Tuttavia, sinceramente penso che non ci sia più spazio per posizioni che stravolgono un testo frutto di una discussione tanto ampia.” Vedendo così la situazione molti sono i punti interrogativi e molti sembrerebbero i personaggi con in mano quella manciata di voti necessari per poter portare a termine questa discussione che dovrebbe dare inizio alle famose “riforme mensili” tanto pubblicizzate ma mai attuate…. E potremmo augurare al premier Renzi di non fare la stessa fine del suo predecessore e al governo e al comando del suo partito, che qualche anno fa si chiamava DS; e ci si sta riferendo a Massimo D’Aema che nell’ormai lontano “Giugno 1998” pose fine alla “Bicamerale” rendendo nulle di fatto, tutte le discussioni e speculazioni su una possibile riforma costituzionale del nostro paese. E “il copione” sembra esattamente lo stesso, perché grande confusione c’era e regna tuttora.

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