Renzi vs Ppe: è scontro su crescita e flessibilità

Lo scontro tra Matteo Renzi e il Ppe non lascia presagire nulla di buono. Il Presidente del Consiglio italiano, in occasione del discorso di apertura del semestre di presidenza italiana dell’Ue pronunziato al Parlamento Europeo, si è fatto portavoce, almeno apparentemente, di una linea politica differente rispetta a quella ormai tristemente ed ininterrottamente promossa dal gruppo che racchiude la componente popolare europea. Renzi è stato chiaro: non è necessario cambiare le regole, ma senza crescita l’Unione Europea non ha futuro. In quest’ottica, inoltre, risulta inevitabilmente necessario intraprendere i giusti percorsi che puntano nella direzione della semplificazione dei processi decisionali europei.

Ma c’è un altro aspetto sul quale il premier italiano si è particolarmente soffermato e sul quale ha impostato gran parte della propria posizione di rottura rispetto a quella tedesca ed olandese. Se è vero che gli Stati membri e, soprattutto, quelli dell’Eurozona si devono impegnare concretamente nella realizzazione delle riforme strutturali nazionali, è anche vero che l’Ue, proprio nei confronti di questi paesi, deve dimostrarsi più flessibile nell’applicazione dei parametri del patto di stabilità. Ma, alla fine, questo si è rivelato un grande motivo di scontro, non solo con i tedeschi ma anche con il primo ministro olandese, Mark Rutte, appartenente al Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia, un partito di stampo liberale e conservatore che fa parte dell’Alleanza dei Democratici e del Liberali per l’Europa. Quest’ultimo ha messo in evidenza l’importanza del rispetto delle regole e, ribadendo la stretta collaborazione tra Olanda, Germania e Finlandia in quest’ottica, ha ricordato come all’ultimo vertice Ue, Olanda e Germania hanno stoppato il tentativo di Francia e Italia di ammorbidire le regole di bilancio. Non si è fatta attendere neppure la replica del Ppe.

L’Europarlamentare tedesco, Manfred Weber, ha infatti sottolineato, non solo che “i debiti non creano il futuro, lo distruggono, e di tempo per le riforme ne abbiamo gia’ dato troppo”, ma anche che non sarà fatta nessuna differenza tra paesi grandi e piccoli. Ha, pertanto, fatto ampiamente capire che il Ppe, che pretende che l’Italia faccia i compiti a casa e che, quindi, le riforme vengano realizzate, non si accontenta delle promesse ed esige, non solo garanzie sicure, ma anche risultati concreti, soprattutto in merito al reperimento dei soldi per far fronte ad un debito elevato, qual è quello italiano. Nonostante le dure critiche, ricevute Matteo Renzi non si è scomposto e proprio ai tedeschi ha risposto che “non prendiamo lezioni da chi, proprio in questa aula, ha ottenuto non la flessibilità, ma addirittura lo sforamento dei limiti ” stabiliti nel patto di stabilità, concessione che ha consentito di avviare la crescita dell’economia tedesca.

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About the Author: Luigi Iacopino