Graziella

festaAvevamo già capito che, gli usi, i costumi e le tradizioni del paese, non permettevano a nessuno di annoiarsi, nemmeno a noi bambini nel periodo estivo. Sapevamo che il nostro campo di gioco era vastissimo, delimitato dai confini del paese (che comprendeva i tre villaggi, fusi insieme, di Cannavò, Riparo e Riparo Vecchio), avremmo di lì a qualche giorno però scoperto che questo campo era ancora più vasto, comprendendo altri borghi, come quello della Graziella. Risalendo lungo l’Asparella verso Nasiti, a partire dalla strada provinciale, dopo circa duecento metri si arrivava ad una stradina che si diramava dall’Asparella per inerpicarsi su verso il lato più basso di Serro di Castello. Risalendo ancora, la stradina si inerpicava attraverso una scarpata, per dividersi, in alto verso Nasiti, in basso verso la Graziella. La Graziella era l’unica chiesa in muratura sopravvissuta, era molto piccola ma molto bella, dentro vi rimaneva intatto l’antico arredo in legno, compresi i banchi della congrega. Sorgeva in mezzo al verde, sul versante opposto del Serro, vicino al torrente Prumo. Si poteva raggiungere anche attraverso detto torrente, oppure avventurandosi per un viottolo, disseminato di case coloniche, che partiva dalla fabbrica dei Vilardi, dopo la chiesa di Riparo. Sentimmo parlare della chiesa della Graziella, una sera al muretto, quando compare Cola Branca, il papà del nostro compagno di giochi Pino, si avvicinò agli uomini, per spiegare che era stato incaricato, don Zimbalatti parroco di Riparo, parrocchia alla quale apparteneva la chiesina, a preparare i festeggiamenti che si sarebbero tenuti in onore della Madonna delle Grazie. Spiegò che, dato il 2 luglio di martedì i festeggiamenti si sarebbero tenuti, domenica 30 giugno. Assieme ai grandi, che da quella sera si impegnarono ad organizzare i festeggiamenti, anche noi piccoli decidemmo di organizzare la nostra festa e la spedizione alla Graziella. Scoprimmo però una altra cosa. Per quanto ci fossero in giro pochi soldi, per quanto si “lottasse la vita”, i Riparoti tenevano tantissimo alla Graziella e la festa si sarebbe riusciti a farla. Infatti mio padre, quel sabato sera, concluse la discussione tra gli amici con la frase “i cacchi manera si faci” (in qualche modo si fa), basta che ci organizziamo. Già l’organizzazione rendeva fattibile l’impossibile.

banner

Recommended For You

About the Author: Redazione ilMetropolitano