“Tra Scilla e Cariddi” Manifestazione teatrale e musicale al parco Ecolandia di Arghillà

scilla e cariddiMartedì 15 luglio presso l’anfiteatro del parco Ecolandia di Arghillà ha avuto luogo una manifestazione curata dall’Associazione Piccola Opera Papa Giovanni e dall’Associazione Famiglie Disabili. L’evento ha visto susseguirsi sulla scena le musiche di colonne sonore celebri eseguite dagli studenti della scuola Preludi diretta da Giovanna Crucitti, in un repertorio che è partito dalla suggestione fantasy della saga Twilight per concludersi con il revival degli anni Cinquanta con le canzoni di Grease, e ha attraversato territori cinematografici di animazione della Disney e di capolavori italiani come “La vita è bella”. “Le piccole crome”, questo il nome dei ragazzi della scuola, che si sono esibiti con performance strumentali e vocali di sicuro interesse, come altrettanto interessante è stato ascoltare l’esecuzione di tre danze dal celebre film di animazione “Fantasia”, suonate solo con accompagnamento ritmico e con strumenti di percussione autocostruiti con materiale di riciclo. Nell’intervello è stato offerto un buffet dal Lido Sciao Beach al quale verranno donate le attrezzature, acquistate con il ricavato della serata, necessarie per favorire l’accesso alla spiaggia e al mare a persone con disabilità motoria. Al termine della performance musicale è stata messa in scena la rappresentazione “Odysseia Metropolitana ” con la regia di Santo Nicito e curata da operatori e giovani dei Laboratori Socio Occupazionali per persone con disabilità localizzati a Catona e gestiti dall’Associazione Piccola Opera Papa Giovanni d’intesa con il Comune di Reggio Calabria. Questa è la seconda uscita pubblica di un potenziale gruppo teatrale, dopo quella tenuta a dicembre 2013 presso il Teatro Siracusa dal titolo “Le stelle siamo noi”. Questa volta il tema della rappresentazione è stato il viaggio di Ulisse/Nessuno, uomo mitologico ed estremamente contemporaneo, con la sua ricerca di senso oltre che di casa, affetti, sicurezze. La messa in scena, frutto di molti mesi di lavoro e impegno, è stata curata nei minimi particolari; dalla realizzazione della scenografia ai costumi, al riadattamento del testo, al commento musicale dal vivo, e gli attori erano tutti utenti dei Laboratori Socio Occupazionali. Il successo e il gradimento del pubblico (erano presenti 500 spettatori) sono stati messi in evidenza dalla continua interazione tra pubblico e attori, con commenti, incoraggiamenti, applausi, durante la rappresentazione; il clima che si è vissuto è stato degno di una prémière all’Arena di Verona o, ancor meglio, al Teatro Greco di Siracusa, luogo che maggiormente assomiglia all’anfiteatro di Arghillà. Il confronto principale che viene sottolineato nella rappresentazione è quello di Ulisse/Nessuno contro Ciclope/Polifemo. Il ciclope è colui che guarda le cose con un solo occhio fisso e la radice del nome Polifemo è “colui di cui molto si parla”. Può essere una metafora della stessa condizione di disabilità, di quell’atteggiamento diffuso, taciuto e comunque silente della disabilità che tende a classificare sotto un’etichetta cumulativa (disabile-nessuno) tanti nomi e tanti volti, tanti storie e tanti viaggi di tanti Ulisse che cercano di tornare nella propria personale Itaca, la condizione di parità di diritti, di opportunità, di partecipazione, tanti Ulisse che lungo la strada verso casa trovano ogni ostacolo, compresa la scarsa lucidità di alcuni che condividono il cammino e scatenano tutti i venti contrari aprendo il Vaso di Pandora dell’invidia. Dunque, “ciò di cui tanto si parla” è il senso comune contemporaneo, denso di temi e argomenti che relegano in secondo piano le questioni centrali della vita, come il diritto alla gioia, la tenacia contro il dolore di una condizione, questioni di Nessuno. Però, ci sono occasioni nelle quali Nessuno/Ulisse si prende tutta la scena, si rappresenta, dà voce alle proprie storie, canta, balla, recita e si muove sul palcoscenico della sensibilità, della lucidità, della solidarietà, della verità. Perché è proprio quest’ultima la cifra sostanziale di queste storie, sono tutte storie di profonda verità di un viaggio contro tutti i venti contrari dell’indifferenza del senso comune, un viaggio che restituisce il proprio nome a ciascuno.

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