Caso Sterling: giocatori sul piede di guerra

Chris Paul e Doc Rivers hanno fatto sapere che se Donald Sterling non venderà i Clippers, entro la fine della stagione, si rifiuteranno di entrare in campo. Gli avvenimenti in quel di Los Angeles sono ormai ben più che datati ed analizzati, ma il caso Sterling è  ora come allora più che di attualità. clip
 FATTI- Donald Sterling è stato sospeso a vita dalla NBA da qualsiasi tipo di partecipazione ad eventi inerenti alla lega stessa ed al suo club di proprietà, i Los Angeles Clippers, dopo il file audio riportato da TMZ Sports, dove Sterling diceva chiaramente ad una sua “amica” di non portare le “Colored People” (persone colorate) alle sue partite di Basket. Non ce le voleva. “Non portare persone di colore alle partite, puoi andarci a letto, ma non farti vedere in giro con loro, e smettila di farti fotografare con Magic Johnson”, dice nitidamente nella registrazione. La NBA, nella figura del neo commissioner Adam Silver, ha usato il pugno di ferro, multandolo per 2 milioni e cinquecento mila dollari, il massimo imponibile a qualsiasi personaggio all’interno nella lega americana, bandendolo appunto da qualsiasi tipo di organizzazione ed eventi firmato NBA, ed infine praticamente costringendolo a vendere il club dei Los Angeles Clippers. Un messaggio chiaro e deciso che fa capire che nella NBA, dove il 75% della manodopera è afroamericana, un sentimento come il razzismo, non troverà mai spazio. La moglie di Donald Sterling, tale Shelly Sterling, oltre ad aver avuto parole durissime nei riguardi del marito (definendolo sostanzialmente “Un malato mentale”), si è fatta ambasciator di pace portando avanti una trattativa con Steve Ballmer, CEO della Microsoft, ai fini di vendere i Clippers per un valore attorno ai 2 miliardi di dollari.  Questi sono i fatti datati che hanno scosso la lega, ma che l’hanno fatta uscire più pulita di prima, grazie ad una amministrazione impeccabile di Silver, al suo primo vero test importante come Commissario.
 I GIOCATORI NON CI STANNO- Il problema principale è che Sterling, da avvocato, sa perfettamente che gli altri proprietari non possono espellerlo dalla lega. Secondo il suo punto di vista, lui può esprimere qualsiasi concetto ed opinione, dato che fino a prova contraria vive in un paese col diritto di pensiero e di espressione libera. Non può essere colpevolizzato per una cosa che ha detto a titolo personale, e soprattutto senza averla mai resa pubblica.Ed è proprio su questo punto che rimane ancorato al trono dei Clippers, ma i suoi stipendiati, nella fattispecie il coach Doc Rivers, ed il top player Chris Paul, hanno già deciso che se Sterling rimane alla guida della franchigia, il prossimo anno non prenderanno parte alle partite dei Clippers. Ovvio pensare che siano le prime scintille di un focolaio pronto a spaccare la NBA stessa, non solo i Velieri.  Altri giocatori, mediati da Roger Mason jr, vicepresidente dell’associazione giocatori (NBPA), sono pronti a non partecipare a nessuna partita finchè Sterling non abbia venduto e se ne sia andato. “Ho parlato con LeBron James: non giocherà. E anche gli altri rappresentanti sindacali delle squadre sono d’accordo: se quell’uomo sarà ancora al suo posto noi non giocheremo”. Continua poi dicendo: “Nessun membro della famiglia Sterling merita più di essere proprietario di una franchigia. Ne ho parlato con LeBron e con tutti gli altri e la pensano tutti allo stesso modo: non c’è più posto per quella famiglia in Nba”.  Il problema principale sta però nella scelta di Paul di giocare o meno: “E’ una possibilità della quale ho parlato con Doc Rivers. Deve succedere qualcosa e deve succedere in fretta, questa situazione va risolta prima dell’inizio della stagione.”. Se Chris Paul, che da agosto scorso è pure il presidente della associazione giocatori, decidesse davvero di fermarsi, sarebbe un evento traumatico per tutto il mondo NBA, che porterà inevitabilmente alla rinuncia pure di altre stelle come LeBron James, Kobe Bryant e Durant, seguiti a ruota poi da tutti gli altri dopo. Sarebbe un disastro per la lega cestistica americana sia a livello d’immagine che a livello monetario, rischiando oltretutto di non far partire nessuna gara NBA nella prossima stagione.
DECISIONI- Adesso è tutto nelle mani sia di Adam Silver, spalleggiato da quasi tutti gli altri proprietari NBA, che non vogliono assolutamente far aderire l’etichetta di “lega razzista” sulla propria pelle, che in quelle di Shelly Sterling e legali al seguito per una rapida conclusione delle ostilità.  Una perizia psichiatrica uscita tempo fa, redatta da due neurologi, attestava che Sterling fosse malato di Alzhaimer; Tale perizia stata però subito incalzata dal suo avvocato che ha controbattuto affermando che i problemi neurologici del suo assistito non sono così gravi come i neurologi enunciavano. Inoltre se Sterling fosse realmente malato gravemente di Alzhaimer, non avrebbe più voce in capitolo su una possibile cessione o meno; il fatto che ancora la squadra non è ancora stata venduta a Ballmer e la sua cordata di azionisti, è sintomatico che il suo malessere non è così grave come volevano farlo passare. Il che è ancora peggio. Si vedono nuvole nere all’orizzonte, speriamo sia solo una leggera pioggerellina.
Raffaele Camerini

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