Villa San Giovanni (RC), Alfano: manterremo gli impegni del piano anti-‘Ndrangheta. Gli ‘ndranghetisti sono ladri di futuro

Che l’Italia stia attraversando una fase di grande turbamento è fatto assodato. Per taluni, però, si tratta anche di una fase di transizione, giacché, una volta realizzate le riforme necessarie a modernizzare e rendere competitivo il Paese, l’Italia cambierà passo ed inizierà la (faticosa) risalita. Sarà vero? Ce lo auguriamo. Le riforme in programma sono quelle giuste? Ci auguriamo anche questo. Un considerazione, però, è incontrovertibile. La nazione, tutta, ha la necessità imprescindibile di razionalizzare ed usare in modo efficiente ed efficace le immense risorse che possiede. Un’Italia a due o tre marce non è più ammissibile.

E per conseguire questo risultato è altrettanto necessario rimuovere gli ostacoli, più o meno ostici che siano. In quanto anti-stato, la criminalità organizzata calabrese è un ostacolo serio, perché paralizza quasi tutto il mezzogiorno, ne mortifica le potenzialità e, di fatto, impedisce non solo il progresso attuale, ma anche la possibilità di avere una visione in prospettiva positiva del nostro futuro. Per cui non si può che concordare con il Ministro Alfano nel momento in cui afferma solennemente che “gli ‘ndranghetisti sono ladri di futuro, di speranza, di reputazione, ad andare via devono essere loro non i giovani”.

Così, infatti, si è espresso ieri sera, dopo essere intervenuto a Cannitello, frazione di Reggio Calabria nei pressi di Villa San Giovanni, in occasione dell’ottava edizione di “Legalitalia”. Il leader del Nuovo Centro Destra ha colto l’occasione per rassicurare tutti in merito all’ennesimo mantenimento degli ennesimi impegni presi nell’ambito del piano anti-‘nadrangheta. “Mafiosi, camorristi e ‘ndranghetisti – ha aggiunto – ci hanno rubato anche parole come famiglia, rispetto e, anche, le parole del Vangelo.

La vera battaglia culturale dei ragazzi del sud, adesso, è riprendersi le parole. Perché le parole hanno un loro significato dentro le leggi. Da ministro della giustizia, ad esempio, sono stato quello che ha inserito la parola ‘ndrangheta nella legislazione nazionale. Prima il termine non era nemmeno contemplato”.

Nel corso della manifestazione, organizzata da “Ammazzateci tutti” e dalla “Fondazione Scopelliti” e quest’anno realizzata per ricordare l’omicidio del giudice Antonino Scopelliti, il procuratore generale presso la corte di Cassazione, verificatosi a Piale il 9 agosto 1991, Alfano ha quindi ha citato alcuni dati del piano anti-‘ndrangheta: 48130 persone controllate, 467 denunce in stato di libertà, 62 arresti in flagranza di reato, 12428 controlli domiciliari, 1300 perquisizioni, 170 sequestri penali, 80 sequestri amministrativi, 32725 veicoli controllati, 50 controlli in aree di cantiere. Come si ricorderà Scopelliti stava preparando, in sede di legittimità, il rigetto dei ricorsi per Cassazione avanzati dalle difese dei più importanti esponenti di Cosa Nostra condannati nel maxiprocesso.

Secondo le ricostruzioni effettuate, ed anche sulla base di quanto sostenuto da alcuni pentiti, la sua morte si sarebbe verificata in seguito ad un accordo tra ‘Ndrangheta e Cosa Nostra, dopo che il magistrato rifiutò diversi tentativi di corruzione. L’ex numero due del Pdl ha infine ribadito, che “i tre pilastri del contrasto alla ‘ndrangheta sono la cattura dei latitanti, il carcere duro una volta che sono catturati, e l’aggressione dei loro beni con sequestro e confisca. L’unico vero problema è che nel corso dei decenni le promesse di impegno della classe politica italiana sono state cosi tante, e cosi tanto disattese, che ormai passano (quasi) inosservate perché (quasi) nessuno ci crede più.

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About the Author: Luigi Iacopino