Istat: l’economia illegale e sommersa vale il 12,4% del Pil, pari a oltre 200 miliardi

grafico-down-crisiLe rilevazioni economiche e sociali condotte a luglio e ad agosto confermano in pieno il trend negativo del nostro Paese. La produzione industriale non accenna a rialzarsi e, in particolare, a luglio è tornata a scendere, sia su base mensile (-1% su giugno ) sia su base annua (-1,8% rispetto all’anno precedente). Il crollo ha riguardato tutti i settori, da quello delle auto a quello degli elettrodomestici fino a quello manifatturiero. A condizionare pesantemente sono la pressione fiscale e i costi di rifornimento che comportano l’aumento del prezzo dell’energia elettrica. I dati, rilevati dall’Istat, confermano la deflazione nel mese di agosto. Ma c’è un altro aspetto che assume un’importanza particolar all’interno del quadro appena descritto e riguarda la cosiddetta “economia illegale”. Sebbene  i dati complessivi riguardano le analisi del Pil 2011, risulta che tale economia – che comprende droga, prostituzione e contrabbando di sigarette, compreso l’indotto della produzione di beni e servizi legali – vale per il nostro Paese 15,5 miliardi di euro e contribuisce alla rivalutazione del pil per l’1%. Le droghe valgono 10,5 miliardi, l’attività di prostituzione 3,5, la vendita clandestina di sigarette 0,3.

A tutto ciò si deve anche aggiungere “l’economia sommersa” che, secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, è pari a circa 187 miliardi, l’11,5% del pil 2011. Il combinato di questi due tipi di economia fa si che l’economia complessiva non osservata salga oltre i 200 miliardi, ovvero il 12,4% del Prodotto interno lordo. In conclusione,  si può osservare che il Pil, in base alle indagini condotte sul 2011 e tenendo conto anche delle attività illegali, aumenta di 59 miliardi, salendo al 3,7%.

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About the Author: Luigi Iacopino