Direzione PD, si all’abolizione dell’articolo 18

L’attesa è finita. La direzione del Pd, conclusasi qualche ora fa, dopo settimane di duri scontri politici, ha messo la parola fine ad una questione che aveva già provocato polemiche e spaccature tali da mettere fortemente a repentaglio persino la stabilità dell’attuale esecutivo. La relazione del premier Matteo Renzi è stata, dunque, approvata con 130 sì, 20 no e 11 astensioni. Bersani, D’Alema e Civati hanno ribadito il loro dissenso assieme ad altri “pezzi” importanti del partito democratico, ovvero il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, Felice Casson, Stefano Fassina, Alfredo D’Attorre, Gianni Cuperlo e Francesco Boccia. Non resta che capire e constatare quali saranno le conseguenze di un voto cosi importante che, come è facile intuire, rappresenta, in primo luogo, una importante svolta di natura culturale, prima ancora che sociale o economica. Durante la sua relazione l’attuale Presidente del Consiglio, nonché leader del Pd, aveva insistito sulla necessità di un cambiamento radicale. “Il punto centrale – aveva affermato – non è solo cambiare l’articolo18 ma avere un’idea vincente di futuro”, ricordando che tutto ciò si coniuga innanzitutto con la prospettiva di creare le condizioni per attirare investimenti in Italia. Altrettanto duri i commenti di Civati e Damiano. Il primo ha criticato non solo la relazione di Renzi ma anche i toni e le modalità della discussione, nonché la mancanza di chiarezza sui testi normativi, i rilievi di costituzionalità e la mancanza di precisione nell’indicare le coperture nella legge di stabilità. In base a quanto approvato, tuttavia, si sancisce la possibilità dell’abolizione dell’articolo 18, con successivo mantenimento del diritto al reintegro solo per i licenziamenti discriminatori e quelli disciplinari.

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About the Author: Luigi Iacopino