“Attento” … Renzi

MATTEO RENZIdi Carlo Viscardi – “Riforma del lavoro” come l’avrebbero chiamata nella prima repubblica, “Job Act” come la chiamano oggi i patiti di “slogan” più o meno riusciti, comunque a parte le “puntualizzazioni” per il premier una bella “gatta da pelare” ed il problema non è stà né nell’opposizione né nella maggioranza, ma interno al proprio partito, il PD. Ebbene sì, anche se Renzi vuole dare impressione di tenere sotto controllo tutto e tutti, di riuscire a calmare i “bollenti spiriti” all’interno della minoranza del suo partito, alcune dichiarazioni lasciano presagire a “rogne”, piccole o grandi che saranno, in vista e a riguardo del “Job Act” e a riguardo della ormai tanto sventolata riforma elettorale… Per quanto riguarda la questione lavoro la minoranza è sulle barricate e chiede modifiche sostanziali al Jobs Act sul quale in commissione pesano 550 emendamenti, il responsabile economico del partito, Filippo Taddei, fa intendere la possibilità molto concreta di un voto di fiduca alla faccenda, in modo tale da “blindare” ed “arginare” la minoranza interna al partito che comincia a scalpitare… “Io sono responsabile economia e lavoro per il Pd – dice Taddei intervenendo a Omnibus su La7 – e mi attengo alle decisioni della segreteria del Pd che ha votato un Odg in Direzione che mi impegna politicamente. Sul licenziamento ci sono tre possibilità molto semplici: nessun reintegro per licenziamenti economici,Stefano-Fassina-l-economista-che-divide-il-Pd_h_partb-630x250 reintegro in caso di discriminanti illegittimi e reintegro per specifici casi di licenziamento. Questo è l’Ordine del giorno votato dal partito e questo vale a prescindere cambi qualcosa nella legge delega”. Replica Stefano Fassina che ai microfoni di Agorà dichiara : “Non voterò la fiducia su una delega in bianco; Noi non vogliamo rallentare le riforme, però vogliamo migliorarle; Siamo andati in direzione, qualcuno ha parlato, anche se ha avuto poco senso, ma abbiamo voluto dare ancora una volta il nostro contributo per cercare di fare le riforme, ma di farle bene. La direzione deve essere un luogo per discutere, per confrontarsi e non per fare degli show. Abbiamo insistito sulle modifiche del job Act che così come è rischia di aggravare solo la precarietà…” e continuando la sua “arringa” sottolinea come chi si opponga all’impostazione generale del premier venga “tacciato” come “gufo” o persona “attaccata alla poltrona” e chiedendo una discussione democratica all’interno del suo partito. Per “Italicum” (la legge elettorale) sul piatto della riunione notturna avvenuta 2 giorni fa Matteo Renzi ha messo il «risultato straordinario», il “passo storico” cui ritiene di aver portato il suo partito, e con lui il paese, un modello elettorale che è “una grande vittoria del partito a vocazione maggioritaria”, e avverte che nei prossimi mesi “le regole di ingaggio interne andranno discusse”, e il rapporto tra maggioranza e minoranza dentro il partito andrà meglio definito “nel rispetto dei reciproci ruoli ma con la certezza che si condividono gli obiettivi finali”. Osservando bene la situazione e le dichiarazioni potremmo “avvisare” un “AUT-AUT” ai falchi del suo partito, e se veramente verrà posta la “questione” della fiducia, il premier dovrà stare molto “attento”.

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