Aids e miseria: un circolo vizioso

Un progetto per combattere il virus HIV contrastando la povertà

Papa Giovanni«In Zambia l’aspettativa di vita di 53 anni si riduce drasticamente a 39 anni per le persone sieropositive. Lo Zambia è un Paese ad alta prevalenza di HIV, si stima che il 12,7% circa della popolazione tra i 15 ed i 49 anni ne sia affetto (UNAIDS Report on the Global AIDS Epidemic 2013)», racconta Elisabetta Garuti, di ritorno da qualche mese da questo paese, che nonostante il cammino di sviluppo economico che sta compiendo, rimane uno fra i più poveri dell’Africa Sub-sahariana. Elisabetta è coordinatrice per il Progetto Rainbow in Zambia, Kenia, Tanzania della Comunità Papa Giovanni XXIII e Coordinatrice dell’Ong Condivisione fra i Popoli fondata dalla Comunità. Il Progetto Rainbow è un modello di intervento che nasce in Zambia nel 1998: agisce su vasta scala ed è rivolto al sostegno dei bimbi orfani di Aids o vittime della fame e alle famiglie colpite in diversi modi dall’epidemia. Propone un sostegno nutrizionale, il sostegno scolastico, un’attività di micro-credito per l’avvio di attività agricole, l’accoglienza dei ragazzi di strada e l’assistenza sanitaria. «Più della metà dei bambini sieropositivi, se non trattato, muore prima del raggiungimento del secondo anno di vita. L’Aids è tutt’altro che un problema risolto, anche se la situazione è molto migliorata grazie ai farmaci antiretrovirali che vengono distribuiti gratuitamente. Purtroppo però non basta assicurare l’accesso gratuito ai farmaci, se poi una persona malata per averli deve percorrere anche 40 chilometri a piedi o con mezzi di fortuna. Affrontano l’Hiv senza avere cibo a sufficienza, con alle spalle una famiglia che vive di stenti. Ci sono famiglie costituite da soli bambini orfani. L’Aids continua ad uccidere ovunque, ormai sempre di più nel silenzio, sempre di più fra i più poveri». L’approccio all’epidemia dell’Aids oggi è cambiato: si è passati dalla necessità di fronteggiare un’emergenza ad un virus che continua a diffondersi in contesti di povertà strutturale. La giornata mondiale contro l’Aids trova impegnate in Zambia Gloria Gozza, la dott.sa Giulia Amerio, la dott.ssa Stefania Moramarco e Clarice Ciarlantini, ostetrica di 24 anni: «Io sono una privilegiata, ogni giorno esausta alla sera ho il cuore che esplode per i bambini, le mamme e le persone che incontro; le loro storie sono entrate a far parte di me. L’unica parola cui riesco a pensare è “grazie”». Elisabetta Garuti contestualizza l’emergenza Ebola: «per ora la dimensione di questa epidemia è molto inferiore rispetto all’Aids. Il problema di Ebola è che è estremamente difficile da controllare in situazioni, come le baraccopoli, dove le persone vivono in estrema miseria e in condizioni di sovraffollamento. Certo è che se dovesse arrivare in Zambia noi ci saremo, non fuggiremo».

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