Jobs act: ok al Senato con 166 si e 112 no. Adesso è legge

manifestazione Alcoa lavoratoriQuello di oggi è stato il grande giorno della riforma del lavoro. In base a quanto era stato annunciato, il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha posto la questione di fiducia in Senato sulla legge delega, dando inizio ad una giornata caratterizzata da tensioni ed aspre contestazioni che, a Roma, hanno visto protagonisti sindacati, cobas, studenti e, ovviamente, i “soliti pacifisti” dei centri sociali, che hanno dato vita ad un corteo per “protestare” non solo contro la riforma del lavoro ma anche contro le politiche di austerità dell’Ue, il piano casa e lo sblocca Italia. I disagi creati sono stati diversi, soprattutto, quando, nel tentativo, da parte di alcuni manifestanti, di forzare e superare il blocco della polizia, si sono verificati alcuni scontri con gli uomini delle forze dell’ordine che sono state costrette a ricorrere a cariche di alleggerimento. Tutto questo, però, non ha fermato i lavori al Senato che, in serata, ha dato l’ok definito alla delega sul lavoro, registrando 166 voti a favore, 112 voti contrari e un solo astenuto. È necessario, comunque, ricordare che l’approvazione riguarda solo la legge delega e non la riforma nel suo complesso che, in definitiva, richiede il ricorso ai decreti attuativi.

fornaroIl dato più significativo, tuttavia, riguarda la posizione assunta in Aula dalla minoranza Pd che, dopo settimane e settimane di dura opposizione interna, di appelli all’attuazione di modifiche e di presenza in piazza accanto ai sindacati, ha votato in modo favorevole, ricorrendo alla consueta formula, mai in disuso e sempre utile in circostanze del genere, che fa appello al “senso di responsabilità”. In sala stampa, a Palazzo Madama, il senatore democratico Federico Fornaro, infatti, ha detto che un diverso comportamento avrebbe determinato una crisi di governo. Ciò su cui vi è dissenso, nello specifico, tra maggioranza e minoranza Pd, è la strutturazione del contratto a tutele crescenti, giacché quello che si profilerebbe, almeno per adesso, sarebbe, secondo Fornaro, un “contratto con minori tutele che i nuovi assunti – vecchi e nuovi – dal primo di gennaio manterranno per tutta la loro vita lavorativa”. Altri le chiamerebbero, in senso opposto, (irresponsabili) ipocrisie che ben caratterizzano il (mai in crisi) teatrino della politica italiana. Insomma, tante polemiche per niente se poi il risultato è accettare tutto ciò che loro sostengono di dover (e voler) combattere, ovvero l’omologazione al pensiero unico del (non ammissibile, a parole s’intende) dominio del mercato e della finanza sulla vita dei lavoratori. Tutto fumo e niente arrosto, dunque.

corradino_mineoL’unico ad aver assunto e mantenuto una posizione di dissenso è stato Corradino Mineo, il quale ha anche voluto fornire il motivo del suo no alla fiducia. “Non voterò la fiducia sulla legge delega – si legge in un post nella sua pagine fb – perché ritengo che il governo stia abusando in modo grave di questo istituto”. Mi scuso, davvero – continua il senatore democratico – con i senatori del Partito Democratico, con i quali ho condiviso questi 21 mesi di passione, se non posso questa volta far prevalere le ragioni della solidarietà e della comune responsabilità, ma sento di dover seguire l’idea, che è stata sempre la mia, di sinistra e verità.”

renzijobsNon manca neppure il commento del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che, attraverso twitter, esprime tutta la propria soddisfazione, scrivendo che “il Jobs act diventa legge. L’Italia cambia davvero. Questa è la volta buona. E noi andiamo avanti”. Ma, già in precedenza, il segretario del Pd aveva sottolineato come, con la giornata di oggi, “cambiano le regole dando più diritti e più semplicità”. Sarà vero? Ai posteri l’ardua sentenza.

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About the Author: Luigi Iacopino