PD vicino alla resa dei conti?

pd spaccatoL’ultima assemblea in casa Pd è stata, probabilmente, il primo passo verso la resa dei conti finale tra maggioranza, fedele al segretario, e minoranza, in aperto contrasto con Matteo Renzi, all’interno del Partito, dopo settimane e settimane di tensioni, sconti interni e tentativi di ricuciture. I rapporti si fanno sempre più tesi, benché qualcuno, come Cuperlo, si sia messo all’opera per evitare l’esito più infausto, ovvero l’abbandono della casa madre, da parte dei cosiddetti dissidenti, che, a quel punto, avrebbero due possibili scelte: l’approdo verso una formazione politica già esistente, come Sel, oppure la fondazione di un nuovo soggetto, a sinistra del Pd, che nasca in “solitudine” oppure “in compagnia” di sigle eventualmente interessate, condividendo culla ed alimenti.

Il durissimo sfogo di Fassina – che ha bruscamente evidenziato come sia diventato inaccettabile che Matteo Renzi continui a fare caricature di chi la pensa diversamente da lui – è stato ampiamente rappresentativo di una situazione arrivata, ormai, ai ferri corti. “Stiamo cambiando identità, stiamo cambiando funzione politica – ha tuonato il deputato democratico – stiamo diventando il partito dell’establishment che mette in atto l’agenda della Troika, non il partito della nazione”. E poi, riferendosi al Premier, l’affondo finale: “se vuoi andare a elezioni dillo chiaramente e smettila di scaricare la responsabilità sulle spalle di altri”.

Il segretario del PD, tuttavia, non si è scomposto e, pur ammettendo l’importanza del confronto e della discussione, ha sottolineato, da un lato, la necessità di arrivare ad una decisione definitiva, dall’altro, la sua volontà di proseguire l’esperienza di Governo, per la quale diventa necessario il principio di lealtà in forza del quale deve stare assieme l’intero Partito democratico. L’analisi dell’ex sindaco di Firenze è, per certi versi, comprensibile, così che appare poco chiara la tattica dei dissidenti di minacciare una settimana si e l’altra pure la scissione interna, tanto è vero che lo stesso Cuperlo – che della minoranza Pd fa parte – ha suggerito di accantonarla, sebbene, anche lui, continui a recriminare a Matteo Renzi gli stessi comportamenti e le stesse decisioni nettamente respinte non solo da Fassina ma anche da Pippo Civati.

Se, tuttavia, Gianni Cuperlo appare più conciliante e parla di “buone riforme”, di miglioramenti e non rallentamenti, e di vincolo di appartenenza, Civati ci è andato giù pesante e ha sostenuto che lui è pronto a rispondere agli attacchi che dovessero provenire dal segretario andando a sua volta all’attacco. Ma non è tutto, perché si è anche affrettato a sottolineare che la sua minoranza si differenzierebbe praticamente in tutto da quella di D’Alema, aprendo le porte, quindi, ad un ulteriore tesi: nel Pd non ci sarebbe una minoranza solida, ma una minoranza composta da diverse minoranze tra loro differenti.

Insomma al caos si aggiunge altro caos. Ma se alcuni, Civati e compagnia contando, sarebbero anche disponibili a passi estremi, altri, come Cuperlo e, soprattutto, D’Alema, molto probabilmente hanno in mente ben altre strategie.

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About the Author: Luigi Iacopino