Incontro Renzi-Prodi: tanti i temi trattati. I dissidenti PD: “bel segnale”

A volte ritornano (e, forse, più di qualche volta). Romano Prodi, il cui nome è tornato di nuovo alla ribalta nelle ultime settimane, in quanto considerato tra i cosiddetti “papabili” per l’elezione del nuovo Capo dello Stato, ha avuto un lungo incontro con il Premier, Matteo Renzi. In molti, compresi i dissidenti democratici Stefano Fassina e Pippo Civati, hanno giudicato positivamente l’incontro, soprattutto – si potrebbe dire – ove si consideri che Prodi è stato non solo Presidente del Consiglio ben prima dell’ex sindaco di Firenze, ma anche – da uomo importante del centrosinistra e tra i protagonisti della nascita dell’Ulivo (come coalizione) prima e del Partito democratico poi – rappresentante di un pezzo importante della storia della sinistra italiana.

Romano Prodi

I contenuti del colloquio non sono completamente noti ma, secondo quanto emerso, i due avrebbero parlato in primo luogo delle condizioni socio-economiche dell’euro-zona. Tema non solo di strettissima rilevanza per le implicazioni dirette che ha nei confronti della fase piuttosto travagliata che sta attraversando il nostro Paese, ma anche significativo per i risvolti che lo caratterizzano e per le riflessione che potrebbero nascere in casa Pd. Prodi, infatti, non è un uomo qualunque neppure a livello europeo. Ha collaborato con la Goldman Sachs, una delle più grandi banche d’affari del mondo che, occupandosi di investimenti, risparmi e diversi servizi anche con investitori istituzionali (come i Governi), si ritiene che sia in grado persino di condizionare le politiche economiche nazionali, in senso negativo, a vantaggio della speculazione finanziaria.

È stato per tanti anni presidente dell’Iri che è riuscito a riportare in utile con la stessa tecnica che, da lui in avanti, sarà osannata anche a livello governativo, ovvero quella delle privatizzazioni, delle cessioni e della diminuzione dei dipendenti. Insomma, per un’ente già in crisi, a ben vedere, si è trattato di una perdita risolta attraverso altre perdite. Soprattutto gli ultimi Governi, quelli cioè successivi alla caduta di Berlusconi, compreso ovviamente quello di Matteo Renzi, ma anche le controverse parentesi di D’Alema e di Prodi stesso, sono un chiarissimo esempio di come gli insegnamenti del “professore” siano stati effettivamente recepiti. Il problema è che di risultati positivi non c’è nemmeno l’ombra.

Commissione-europea-02_1272374205Non meno importante, Romani Prodi è stato, dal 1999 al 2004, Presidente della Commissione Europea e, quindi, il principale responsabile, insieme al resto del centrosinistra italiano, del passaggio dalla lira alla moneta unica europea (euro). Evento, anche questo, che, alla lunga, non ha portato alcuni giovamento al nostro Paese che, invece, è stato gettato nelle fauci di un impianto monetario ed economico del tutto costruito a favore di un sistema privatistico e di una Europa tristemente caratterizzata per essere sbilanciata a favore della speculazione finanziaria e delle economia dei Paesi del nord.

Cosa ci troveranno di positivo, poi, due comunisti “alla Marx”, come i già citati Fassina e Civati, in uno dei re delle privatizzazioni, come Prodi, non è affatto chiaro. Ma la sinistra, soprattutto quella radicale o riformista, non è nuova a queste quirinalegiravolte culturali, opportunistiche o meno.

Nel colloquio svoltosi a Palazzo Chigi, tuttavia, Renzi e il professore hanno avuto modo di affrontare anche altre questioni controverse, dalla politica estera all’elezione del futuro Presidente della Repubblica, una volta che re Giorgio, avendo dato tanto, forse tutto quello che poteva alla politica italiana (anche se sarebbe stato meglio se avesse dato molto di meno, forse nulla), lascerà il testimone al suo successore.

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About the Author: Luigi Iacopino