Berlusconi, Quirinale: “c’è bisogno di una convergenza”

Aquirinalenche se in casa Pd si ritiene che la questione sia di secondaria importanza e che dovrebbe essere considerata al momento giusto, quando, cioè, Giorgio Napolitano renderà ufficiale il suo abbandono, la questione dell’elezione del prossimo Presidente della Repubblica lascia già pensare che molto presto diventerà l’argomento politico per eccellenza. Una sorta di banco di prova, se cosi lo si vuole definire, che servirà a testare un ulteriore livello di possibile compattezza della classe politica del nostro Paese. Le premesse, tuttavia, non lasciano ben sperare. Già in occasione delle ultime elezioni, i parlamentare riuniti in seduta comune, come si ricorderà, non riuscirono a trovare un’intesa su un nome che oltre ad offrire serie garanzie di imparzialità ed equidistanza, potesse in qualche modo rendere possibile la definizione di un’intesa comune e, quindi, di un equilibro tra le varie forze politiche. Napolitano, pertanto, dovette dare  nuovamente la propria disponibilità in merito ad una eventuale rielezione (un secondo mandato), con la condizione, tuttavia, che i partiti politici si sarebbero subito attivati per inaugurare la tanto sperata stagione delle riforme. Il panorama politico, intanto, era stato scosso da una brusca tempesta politico-istituzionale con Silvio Berlusconi che viene fatto fuori, a seguito di quello che viene definito ormai da molti un vero e proprio golpe finanziario europeo mascherato da ancora di salvezza per l’Italia, e sostituito col controverso e non democratico Governo di Mario Monti. A quest’ultimo seguiranno altri due Governi altrettanto controversi ed entrambi non legittimati dal consenso popolare, giacché, a seguito delle elezioni 2013 nessuna coalizione ha ottenuto un numero di seggi che assicurasse la governabilità. Il primo è quello di Letta, il secondo è quello dell’attuale Presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

Gli anni di Napolitano, in ogni caso, si sono caratterizzati per una forte presenza “politica” del Presidente, che, in più di una occasione, è riuscito, facendo sentire la propria voce e il proprio peso, a condizionare l’intera politica nazionale, richiamandola soprattutto all’attuazione delle riforme e al totale ed incondizionato soddisfacimento dei vincoli assunti dal nostro Paese a livello europeo, nonostante la gravissima crisi e nonostante il fatto che altri Stati membri fossero riusciti ad ottenere trattamenti migliori. Quest’aspetto rappresenta un nodo importante da sciogliere per il futuro, anche perché l’iperattività dell’attuale Capo dello Stato ha indotto molti a ritenere che, molto spesso, in questi anni, sia andato ben oltre i compiti che gli spetterebbero costituzionalmente. E, proprio in considerazione di questo, c’è chi ritiene che, soprattutto il segretario del Pd ambisca ad avere un futuro Presidente della Repubblica “meno presente” e meno condizionante. Cosa succederà nelle prossime settimane è quantomeno incerto. Nonostante in questi giorni siano stati fatti diversi nomi, i parlamentari “dem” non fanno altro che smentire e, al di là, dell’incontro tra Renzi e Prodi, è trapelato ben poco. Appare avventato, persino, azzardare ipotesi, laddove si consideri che alle elezioni del 2013 sono stati fatti fuori personaggi importanti, come lo stesso Prodi, da qualcuno ripescato anche oggi per fare – si dice – un dispetto a Berlusconi.

Il leader di Forza Italia, che nei giorni scorsi si è spinto a dichiarare che l’elezione del nuovo Capo dello Stato rientrerebbe nel Patto del Nazareno, sebbene sia stato immediatamente smentito dal Pd, continua ad affermare che per questa elezione, cosi importante, c’è bisogno di una convergenza. L’ex Cavaliere aveva anche ipotizzato un nome, ovvero quello di Giuliano Amato, ma era andato subito a sbattere contro il muro alzato dalla Lega nord che ha chiuso le porte in faccia anche a Prodi e a tutti coloro che abbiano avuto a che fare con l’adesione alla moneta unica. L’intesa in questione, quindi, è destinata a determinare confronti anche all’interno del centrodestra. Un centrodestra che, come sostengono sia Berlusconi che Salvini, ha necessità di ritrovare la strada della compattezza, soprattutto adesso che il Pd sta attraversando una chiara crisi interna, dettata dalla forte contrapposizione tra una maggioranza fedele al segretario e una minoranza che, in alcuni casi estremi, è arriva finanche ad ipotizzare la scissione.

banner

Recommended For You

About the Author: Luigi Iacopino