Moneta unica, deflazione, rating, spread, Antonio Del Pozzo chiarisce i concetti basilari

Oggi abbiamo avuto il piacere di intervistare il prof. Antonio Del Pozzo, docente universitario nella facoltà di Economia a Messina. Sono diverse ed attuali le tematiche di carattere economico e finanziario che abbiamo voluto trattare, per cercare di chiarire concetti attorno ai quali regna disinformazione o poca chiarezza.Antonio del Pozzo

Si parla tanto di uscire dall’euro, populismo? Si può? Quali le conseguenze in tal caso? 

In parte si. Bisognerebbe spiegare che non è possibile che l’Italia esca da sola dall’euro. Il motivo è semplice: tutte le banche italiane fallirebbero perché hanno debiti espressi in euro, e con la svalutazione della “nuova lira” non sarebbero in grado di pagarli. A catena diventerebbero insolventi i cittadini, perché non potrebbero rientrare in possesso dei loro depositi bancari, e di conseguenza l’Italia. Certo chi non ha nulla (stipendio, immobili, conti correnti) tifa per il default, che però, come già è successo per l’Argentina, è del tutto dannoso.

Quindi questo euro ce lo dobbiamo tenere a vita?

L’unica possibilità teorica è quella che tutte le nazioni insieme decidano di rottamare l’euro, e di conseguenza l’Europa. Certo, non faremmo un affare, perché i nostri problemi (elevato debito pubblico, altissimi costi della pubblica amministrazione, disoccupazione), che erano preesistenti, si acuirebbero, perché saremmo una nazione piccolissima in uno scenario sempre più globale.

Ma non ha anche lei la sensazione che così l’Europa non può andare avanti?

Certo, dobbiamo chiedere un cambiamento, che l’Europa cambi passo, che diventi più giusta e affronti più rapidamente vecchi e nuovi problemi. È troppo lontana, non c’è neanche a livello di regioni una sede che ci ricordi che cosa è l’Europa. Un’idea in parte originale è quella di definire degli standard minimi di servizi (istruzione, sanità, trasporti) che ogni regione europea dovrebbe rispettare monitorati da questi uffici. In caso di mancato raggiungimento di tali standard, dovrebbe scattare la solidarietà europea. E il mezzogiorno dovrebbe essere aiutato. Consideriamo che l’Europa, come suggeriscono da anni gli economisti, potrebbe emettere titoli del debito pubblico europeo per finanziare questi progetti praticamente a costo zero.

Altre idee per rimanere nella moneta unica e magari fare tornare a crescere l’Italia?

Dobbiamo considerare che ci troviamo in un periodo di cambiamenti eccezionali, dovuti a due fattori fondamentali. Dal un lato la Cina: ogni anno, come ci ha spiegato (inascoltato) anche Berlusconi, 20 milioni di cinesi lasciano le campagne e diventano operai. E l’altro è la digitalizzazione dell’economia: molte cose si fanno oramai gratis (ad esempio la lettura dei giornali) ed il pil si dematerializza, cala strutturalmente. Di fronte a questi scenari, solo la creatività dei giovani ci può salvare. Puntare cioè sugli aiuti alla creazione di imprese fatte da giovani, creare incubatori di imprese e finanziare le start-up.

Quale fu l’errore che venne commesso al momento della nascita dell’euro?

Gli errori sono stati due. Non prevedere un periodo di doppia circolazione lira ed euro. Ci saremmo abituati ai nuovi prezzi, e non avremmo tollerato aumenti ingiustificati. Un secondo errore, che abbiamo ripetuto con Monti, è stato quello di non concordare che il rientro dall’eccesso di debito pubblico italiano non può che essere molto graduale, secondo me almeno 50 anni.

Gli USA in un periodo di crisi hanno svalutato la loro moneta è una misura economica valida? Perché l’Europa non la adotta?

Sono soluzioni di breve termine, pannicelli caldi, vedi il calo del pil giapponese di questi giorni. Certo la Bce deve impedire che il nostro “caro euro” diventi insostenibile per le esportazioni italiane. Ripeto, una soluzione fattibile è quella di aumentare la spesa pubblica europea, soprattutto in infrastrutture. Non è eticamente corretto che uno studente universitario italiano spesso non abbia una biblioteca in cui sedersi, mentre uno studente tedesco ha accesso a mille opportunità.

Agenzie di  Rating e spread sono due termini che sono entrati prepotente mente nel vocabolario degli italiani, ce ne potrebbe spiegare la funzione?

Le agenzie di rating da più di cento anni negli Stati Uniti fanno una cosa essenziale. Danno un voto a chi emette in prestito che fa capire quanti rischi ci sono che non riesca a restituire il finanziamento. Certo non sono scevre da conflitti di interesse, abusi, favoritismi, ma non se ne può fare a meno. Più il debitore è rischioso e più aumentano i tassi con i quali si finanzia. Per questo aumenta o diminuisce lo spread, che misura quanto sono più cari i tassi del debito pubblico italiano rispetto a quello tedesco. In questi giorni lo spread è molto basso, e forse solo questo dovrebbe indurci a tenerci ben stretto il nostro euro.

Fabrizio Pace

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About the Author: Fabrizio Pace

Fabrizio Pace è giornalista e direttore del quotidiano d’Approfondimento on line www.IlMetropolitano.it e dell’allegato magazine di tecnologia e scienza www.Youfuture.it.